«Era un grande amico, un ragazzo ciociaro, sapere della sua morte è stato

Martedì 7 Luglio 2020
«Era un grande amico, un ragazzo ciociaro, sapere della sua morte è stato per me un grande dolore». Lina Wertmuller e Ennio Morricone si conoscevano da sempre. Quasi coetanei, hanno attraversato da protagonisti la straordinaria storia del cinema italiano degli anni d'oro. Fu lui a comporre le musiche del primo film della regista dagli occhiali bianchi, «I basilischi». E sono stati loro due, Ennio e Lina, gli ultimi italiani a vincere l'Oscar, il compositore nel 2016 per le musiche di «The Hateful Eight» di Tarantino, la cineasta l'anno scorso per il complesso della sua carriera.
Com'è nata la vostra amicizia, signora Wertmuller?
«Le nostre prime avventure insieme risalgono agli anni Sessanta, quando io ero aiuto regista di Garinei e Giovannini al Sistina. Ennio fu chiamato da Modugno per fare gli arrangiamenti di Rinaldo in campo, e sempre per loro firmò gli arrangiamenti di Enrico 61, con Renato Rascel. Ennio è sempre stato molto meticoloso e, come i più grandi artisti, tendeva alla perfezione. Ricordo, per esempio, che siccome l'orchestra che suonava le musiche dal vivo aveva un organico ristretto, l'esecuzione ne risentiva ed Ennio non era soddisfatto. Allora, per i brani che avevano bisogno di un maggior numero di strumenti, suggerì di rafforzarli con altri registrati in studio e mandati in playback. L'effetto piacque moltissimo e, se non sbaglio, il metodo fu poi utilizzato anche nelle produzioni successive di Garinei e Giovannini».
E il vostro sodalizio continuò.
«Certo, un'altra bella esperienza fu la trasmissione Piccolo Concerto per il secondo canale Rai. Era un programma musicale del 1961, Ennio aveva praticamente carta bianca, mentre io ero ancora aiuto regista. Ho sempre avuto un rapporto speciale con la musica, ho scritto le parole di tante canzoni e ricordo quel periodo con grande gioia, come un po' tutto il lavoro che ci ha accompagnato nella vita».
La vostra collaborazione si rafforzò con «I basilischi», nel 1963.
«Prima di quel mio film lui aveva avuto solo un'altra esperienza come compositore per il cinema, credo avesse scritto le musiche per Il federale di Luciano Salce. Insomma, eravamo entrambi debuttanti. Ennio ha sempre avuto un talento straordinario e una facilità di comporre musiche capaci di sposarsi alla perfezione con le emozioni del film. Partiva dal testo, lo analizzava nei minimi particolari, lo studiava. Nei Basilischi ci sono due brani che ricordo in modo particolare: Pomeriggio in paese iniziava con il famoso fischio di Alessandro Alessandroni (poi usato anche per i film di Sergio Leone), accompagnato solo dal suono della chitarra. Quella musica riempiva le immagini di tutta la solitudine, la lentezza e il caldo che circolavano per le strade del paesino del Sud dove è ambientata la storia. L'altro brano s'intitola Canzone Basilisca, parole mie, e diventò anche il tema principale del film. Quando ci incontrammo pochi anni fa a una serata in suo onore, mi venne incontro cantandomi le parole di quella nostra canzone».
Poi ci furono altri incontri professionali?
«Solo in un'altra occasione, purtroppo, per Ninfa plebea, il film che ho tratto dal romanzo di Domenico Rea molti anni dopo, nel 1996. Anche quella volta l'apporto di Ennio fu prezioso».
Oggi, per una bella coincidenza, sulla Walk of Fame la sua stella brilla assieme a quella dell'amico Morricone.
«A Los Angeles, ma in realtà ovunque nel mondo, Ennio è amatissimo. Recentemente abbiamo avuto entrambi l'Oscar alla carriera e la stella sulla Walk of Fame e mi fa piacere che tra i nomi di tante star americane, lungo Hollywood Boulevard, ci sia anche quello di un amico di una vita a farmi compagnia».
Che cosa rende le musiche da film di Morricone così uniche, speciali?
«La gente prova per lui un'ammirazione che è anche gratitudine. I suoi brani sono a volte ironici, a volte epici, altre volte struggenti, sanno toccare tutti i registri. Trovo straordinario che, negli ultimi anni, Ennio abbia girato il mondo per eseguire la sua musica al pubblico che lo ha amato per essersi emozionato con lui. In fondo, ha sempre voluto essere considerato un compositore di musica assoluta, non solo di colonne sonore. E, nonostante le sue composizioni appartengano a grandi capolavori del cinema, è proprio così che la gente le ricorderà: come musica che vive di luce propria».
Titta Fiore
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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