Era tutto già scritto in quella tutina aderente che la fasciava nella prima

Martedì 6 Luglio 2021
Era tutto già scritto in quella tutina aderente che la fasciava nella prima
Era tutto già scritto in quella tutina aderente che la fasciava nella prima puntata di Io, Agata e Tu, il varietà in bianco e nero che nel 1969 segnò l'esordio sul piccolo schermo di Raffaella Carrà. Allora 27enne, le bastò cantare Oh che bel castello, scuotendo languida il celebre caschetto, perché la tv si inginocchiasse ai suoi piedi. Quella ragazza romagnola che si esibiva accanto a Nino Ferrer e Nino Taranto non era venuta in tv solo per farsi notare.
LA PARTECIPAZIONE
Carrà era arrivata sul piccolo schermo per restarci, e gli spettatori non avrebbero potuto più fare a meno di lei. La partecipazione alle quattro puntate di Io, Agata e tu convinsero Corrado a chiamarla accanto a sé alla conduzione di Canzonissima, programma simbolo finito qualche anno prima al centro di uno scandalo (l'abbandono dei conduttori Dario Fo e Franca Rame) e poi tornato diligentemente in carreggiata. Almeno fino al 1970, quando a incendiare la polemica ci pensò proprio Carrà, che per ballare la sigla d'apertura del programma, Ma che musica maestro, scelse di abbinare i pudichi pantaloni bianchi a un top che lasciava scoperta una parte del corpo mai mostrata prima in tv: l'ombelico. «Là per là avemmo delle perplessità - ricordava l'allora direttore generale Ettore Bernabei - ma poi le superammo. Carrà era giovane, bella e brava. E il prodotto finale non aveva nulla di torbido». Il disco della sigla vendette 200.000 copie, Carrà sdoganò l'erotismo soft e nel 1971 ci riprovò di nuovo. Non con un vestito ma con un balletto, il Tuca Tuca, mandato in onda nella sesta puntata di Canzonissima e immediatamente censurato dalla Rai, per mantenere lo sguardo dello spettatore il più lontano possibile dalle mosse osè. Sfuggita al licenziamento grazie all'intervento salvifico di Alberto Sordi, che accettò di ballare il Tuca Tuca con lei in tv per sdrammatizzarne le mosse, nel 1978 Carrà scoprì la tv a colori con il programma Ma che sera, cui regalò una sigla iniziale variopinta e un brano - Tanti auguri, ovvero Com'è bello far l'amore da Trieste in giù - che turbò ancora una volta i sonni della dirigenza Rai. «Nel 1983 la sua carriera da soubrette si era un po' appannata - ricorda Giancarlo Magalli, suo storico autore - ma noi ci inventammo Pronto Raffaella? e fu un successo. La lanciò come icona e da allora non si fermò più».
L'INTERAZIONE
Primo programma del mezzogiorno della Rai, oltre a consacrare Carrà come conduttrice, Pronto Raffaella? inaugurò la moda dell'interazione con il pubblico a casa, con il famoso gioco sul numero dei fagioli nel barattolo (i telespettatori telefonavano per indovinare quanti fossero), interviste emotive (la più famosa: con Madre Teresa di Calcutta), scenografie domestiche (la finestra, il salotto) e lacrime in diretta (per la strage del rapido 904). Tra il 1992 e il 1995 Carrà si dedicò alla tv spagnola, con programmi per TVE 1 e Telecinco: «La amavano tutti, faceva una televisione felice ed energica. Ha girato con me il suo ultimo film, era felice di farlo con uno spagnolo. Oggi mi squilla il cellulare come se fosse morto un parente» racconta Nacho Alvarez, regista di Ballo Ballo, il film sulla carriera tv della Carrà uscito lo scorso gennaio.
LA RIVOLUZIONARIA
«Se ne è andata una grande artista - ha commentato Maurizio Costanzo, collega e amico - un'altra come lei non ci sarà mai. Ha rivoluzionato la tv ma anche il costume. Basti pensare a un programma come Carramba che sorpresa». Uno show in onda a fine Anni Novanta da lei condotto fino al 2008, centrato ancora una volta su quelli che sarebbero diventati i cardini - estremizzati - dell'intrattenimento futuro: il pubblico e le emozioni. L'ultimo programma sono state le interviste di A raccontare comincia tu, uno solo il rimpianto: il mancato successo del Sanremo condotto nel 2001. Commossi i ricordi di Carlucci («Grazie per quello che ci hai regalato») e Venier («Sei e rimarrai la più brava»), caustico Baudo: «La sua è stata una grande televisione. Magari si trovasse qualcuno cosi. Ma oggi il panorama tv è semplicemente squallido».
Ilaria Ravarino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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