ECONOMIA
MESTRE Un milione e mezzo di tonnellate perdute. A tanto ammonta la

Sabato 1 Febbraio 2020
ECONOMIA
MESTRE Un milione e mezzo di tonnellate perdute. A tanto ammonta la flessione del traffico marittimo nel porto di Venezia nell'arco del 2019. Tra gennaio e dicembre dello scorso anno il traffico si è infatti fermato a quota 24,9 milioni di tonnellate, con un calo del 5,9% rispetto all'anno precedente, quando il porto di Venezia aveva raggiunto il suo record assoluto pari a 26,5 milioni di tonnellate.
I PIÙ PENALIZZATI
Tra i segmenti più penalizzati dal calo dei traffici marittimi ci sono quello delle rinfuse cerealicole, che registra un calo del 28,7% ma soprattutto dei prodotti minerari quali carbone e lignite, con un crollo del 34,1%. Un po' meglio nel corso del 2019 è andata al comparto delle rinfuse liquide che ha limitato le perdite al 3,6%, mentre sostanzialmente stabile è risultato il segmento general cargo (-0,3%). Le chiamate totali sono invece passate dalle 3.594 del 2018 alle 3.363 del 2019, mentre il traffico container ha avuto una flessione del 6,1 % nei Teu movimentati, che nel corso del 2019 si sono assestati a quota 593mila.
FATTORI INTERNI
Si tratta di un risultato certamente negativo frutto della concomitanza di fattori esterni, quali una congiuntura economica sfavorevole, ma anche dovuto a problemi interni. «Come ho già avuto modo di spiegare nei mesi scorsi, il nostro scalo ha un legame strettissimo con l'industria nordestina e ha risentito fortemente del rallentamento di tutta la manifattura europea e dello scenario di profonda incertezza internazionale - spiega il presidente dell'Autorità di sistema portuale del mare Adriatico settentrionale Pino Musolino - Fattori di ordine globale dunque ma anche il risultato di una burocrazia italiana che spesso non riesce a stare al passo dell'impresa e dei mercati e che finisce inevitabilmente per ostacolare la crescita e lo sviluppo».
LA POLEMICA
L'allarme legato al calo dei traffici aveva suscitato, nei giorni scorsi, una vivace polemica per la lentezza della burocrazia che aveva mobilitato gli industriali veneziani e gli stessi operatori portuali. «L'esempio più evidente - prosegue Musolino - è sempre quello dei mancati dragaggi che ci ha portato a perdere traffici importanti, tra cui la linea diretta container con il Far East, un traguardo per cui avevamo speso risorse e duro lavoro. Nonostante tutto conclude Musolino la conferma dell'interesse di primari operatori internazionali nei nostri confronti e i risultati incoraggianti del porto di Chioggia, che cresce del 28,9% e raggiunge 1,3 milioni di tonnellate complessive, ci stimolano a continuare con rinnovata determinazione e moderato ottimismo e ci ricordano che il sistema portuale veneto è un motore fondamentale e irrinunciabile per l'economia del nordest e dell'intero Paese, forte di un peso economico annuale di 21 miliardi di euro, di cui 11,7 miliardi di produzione diretta, 7 miliardi di produzione indiretta e 2,3 miliardi di indotto e con oltre 92 mila occupati di cui il 26% al di fuori del Veneto».
Paolo Guidone
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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