È un bell'articolo quello di Marzo Magno, ma avrei preferito terminasse con

Martedì 23 Ottobre 2018
È un bell'articolo quello di Marzo Magno, ma avrei preferito terminasse con una nota di speranza. Magari citando anche il lavoro difficile e oneroso dei proprietari che, è vero, faticano a trovare soluzioni rivoluzionarie (ovvero finanziarie, ovvero politiche) per far fare alle Ville, come fece Mazzotti 60 anni fa, un reale salto di qualità in termini di tutela e valorizzazione.
È stato grazie a lui se l'Ente Nazionale Ville Venete (1958), poi Istituto Regionale Ville Venete (1978) ha fatto sì che i proprietari trovassero conveniente investire in quei vecchi muri, salvando il patrimonio in rovina e consentendo al 75 per cento delle Ville di vantare oggi un grado di conservazione da buono a ottimo. Marzo Magno ha fatto un bel libro divulgativo parlando delle Ville vive e vegete e ha ragione di pensare che se proprietari e istituzioni non si danno da fare nel trovare nuove soluzioni (pare che l'Istituto Regionale Ville Venete, l'IRVV, da due anni commissariato, lo vogliano liquidare), la sequela di morte ammazzate (ville) diventerà ben più lunga e dolorosa. Ha ragione di mettere il dito nella piaga: ignoranza, stupidità e mera speculazione si contendono la palma di chi faccia più danni.
Ma a nessuno sembra importi molto se Stato e Regioni non si curano dei propri beni più preziosi (propri, ancorché privati, in quanto vincolati), e si rimane indifferenti di fronte all'impotenza di chi le Ville ancora le abita, impossibilitato o incapace di trovare soluzioni che ne possano realmente garantire il futuro. Certe idee utili sono state prospettate dalla nostra Associazione, l'Associazione per le Ville venete, nata 40 anni fa, e sono pure apprezzate da tecnici ministeriali (MIBAC, MEF) e da qualche politico, soluzioni che porterebbero più entrate all'erario di quante non ne raccolga con tassazioni che potremmo definire incostituzionali, e darebbero non piccole prospettive all'economia dei territori dove si trovano le Ville (tutti nel Veneto e nel Friuli) e sbocchi tutt'altro che banali all'occupazione giovanile.
Ma sì, meglio forse lasciare andare tutto in rovina, abbattere e fare nuovo, non va forse così da sempre nella storia del mondo? E oggi i proprietari sono anche alle prese con un cambio generazionale di matrice completamente nuova, i millennials, i quali vivono nel mondo, un tema non banale volendo pensare al futuro delle Ville, costose, anacronistiche, scomode, invendibili, difficilmente in grado di produrre redditi significativi. A meno che A meno che, com'era per la Repubblica Serenissima, quello Stato libero del Bene Comune, non si ponga al primo posto dei valori della società civile la cultura (chi sa comanda, chi non sa fa danni - il commercio, i schei, per quella nazione di capitalisti convinti, veniva al secondo posto in graduatoria); a meno che, quindi, pubblico e privato non inizino finalmente a considerare il patrimonio storico, artistico e culturale delle Ville Venete come una risorsa per un'economia sostenibile, investendo (investendo) in interventi mirati per la sua tutela e valorizzazione. È una sfida che va raccolta adesso, perché poi sarà davvero troppo tardi.
*Presidente Associazione per le Ville Venete
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci