È ritornato anche il Re Ma è bufera sui Savoia

Lunedì 18 Dicembre 2017
IL CASO
La regina Elena e il re Vittorio Emanuele III di Savoia riposeranno l'uno accanto all'altra nel santuario di Vicoforte di Mondovì, in provincia di Cuneo. Ieri è arrivata anche la salma del sovrano: partita da Alessandria d'Egitto, dove era sepolta nella cattedrale di Santa Caterina, è rientrata in Italia a bordo di un volo militare che è atterrato alle 11 all'aeroporto di Cuneo. Alla partenza ad Alessandria erano presenti i familiari e l'ambasciatore italiano al Cairo, Giampaolo Cantini.
IL TRASFERIMENTO
Dopo che la notizia si è diffusa, in tanti tra visitatori e turisti sono saliti ieri al santuario. La cappella di San Bernardo, dove è già stata collocata la regina, è però, almeno per il momento, chiusa al pubblico.
Il trasferimento delle spoglie dei due sovrani si è portato con sé uno strascico di polemiche. In primis per la scelta di utilizzare un volo di Stato per il trasferimento della salma.
LA POLEMICHE
«Qualcuno dovrà spiegare a noi, alla Corte dei Conti e agli italiani - ha incalzato il capogruppo di SI ed esponente di LeU Giulio Marcon - per quale motivo sia stato usato un aereo dell'Aeronautica militare, un volo di Stato per riportare in Italia la salma di colui che non si oppose all'avvento della dittatura fascista, firmò la vergogna delle leggi razziali contro gli ebrei, portò il Paese al disastro della guerra al fianco dei nazisti e abbandonò vigliaccamente i suoi soldati fuggendo».
LA MEMORIA
Proprio le decisioni assunte da questo sovrano hanno suscitato critiche per il suo rimpatrio. «In un'epoca segnata dal progressivo smarrimento di Memoria e valori fondamentali - ha sottolineato la presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Noemi Di Segni - il rientro della salma del re Vittorio Emanuele III in Italia non può che generare profonda inquietudine, anche perché giunge alla vigilia di un anno segnato da molti anniversari, tra cui gli 80 anni dalla firma delle Leggi Razziste».
Una ferita ancora aperta. «Bisogna che lo si dica chiaramente, in ogni sede - scrive Di Segni - Vittorio Emanuele III fu complice di quel regime fascista di cui non ostacolò mai l'ascesa e la violenza apertamente manifestatasi sin dai primi mesi del Ventennio. Nessun tribunale ebbe mai modo di processarlo, per quelle gravi colpe».
LA FAMIGLIA
Anche una parte della famiglia Savoia non è d'accordo sul trasferimento a Vicoforte e, a quanto sembra, è intenzionata a dare battaglia. Gian Nicolino Narducci, segretario di Serge di Jugoslavia, ha incontrato il rettore della basilica, don Meo Bessone, e nel corso di un colloquio che alcune fonti hanno definito «concitato» ha fatto presente che «tutto si può ancora bloccare».
«Mio nonno - ha osservato Emanuele Filiberto riferendosi a Umberto II, ultimo re d'Italia - diceva: le salme resteranno in esilio finché non torneranno al Pantheon a Roma. Dal 2002, quando è stata abrogata la norma transitoria della Costituzione sull'esilio, non c'erano più problemi nel riportarle in Italia. Ma abbiamo sempre aspettato. Ed è da sempre che vogliamo siano collocate al Pantheon».
In realtà solo tre reali appartenenti al casato dei Savoia sono sepolti al Pantheon a Roma: si tratta di Vittorio Emanuele II detto il re galantuomo; del re Umberto I assassinato a Monza nel 1900 e della Regina Margherita sua consorte, che morì nel 1926. La gran parte dei Savoia, venti per l'esattezza, sono sepolti nella Basilica di Superga, che sorge sull'omonimo colle a nord-est di Torino e fu fatta costruire dal re Vittorio Amedeo II come ringraziamento alla Vergine Maria, dopo aver sconfitto i francesi che assediavano il capoluogo piemontese nel 1706.
Giacomo Nicola
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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