È morto Enzo Mari, inventò il bel design per tutte le case

Martedì 20 Ottobre 2020
IL PERSONAGGIO
Uguaglianza. Questa la parola chiave nella riflessione - e nella produzione creativa - di Enzo Mari. Uguaglianza come base, in quanto espressione del diritto di tutti alla bellezza. E uguaglianza come obiettivo, facendone il fine di industria e design. Soprattutto, forse, uguaglianza come interrogativo: «Come fare a progettare una cosa bella e buona per tutti, comprensibile e apprezzabile da tutti, anziché farla restare patrimonio di una piccola élite?». In questa domanda che Enzo Mari, uno dei più grandi designer italiani, poneva a se stesso e al settore - in realtà a una platea più ampia - c'è il segreto di un lavoro che ha attraversato decenni, unendo il rigore della progettazione all'originalità.
Nato nel 1932 a Cerano, nel Novarese, Mari che con le sue creazioni ha segnato la storia e, più ancora forse, il nostro sguardo, si è spento ieri, a 88 anni, a Milano. Al Comune ha donato l'archivio con la sua attività dal 1952 al 2015, proprio mentre alla Triennale la mostra Enzo Mari curated by Hans Ulrich Obrist with Francesca Giacomelli ripercorre i suoi sessant'anni di carriera. E successi. Autore di oltre 1500 oggetti realizzati principalmente da aziende italiane, Mari ha ricevuto ben cinque Compassi d'Oro. L'ultimo, nel 2011, alla carriera.
L'AUTOPROGETTAZIONE
Del 2000, l'ammissione fra i Royal designers for industry, conferita dalla Royal society of arts. Non solo. Suoi lavori sono nelle collezioni dei principali musei di arte e design del mondo, la Galleria Nazionale d'arte moderna di Roma, il Museum of modern art di New York, il Triennale Design museum di Milano. Un gigante del Novecento.Al di là dei premi, però le sue creazioni sono parte del patrimonio iconografico collettivo, entrate nelle case degli italiani costruendo l'immaginario di una modernità quotidiana, funzionale, bella, accessibile, dal vassoio Putrella alle sedie Box, Delfina, Sof Sof, Tonietta, dal gioco didattico 16 animali al calendario perpetuo Formosa. E ancora, dal vaso Pago-Pago alla fruttiera Adal, dal tavolo Frate, con piano in cristallo, alle pentole Copernico e alle posate Piuma. E così via, passando per Proposta per un'autoprogettazione, per la realizzazione fai-da-te di mobili attraverso il semplice assemblaggio di tavole grezze. Senza dimenticare l'impegno politico: nel 1973, la Galleria Milano inaugurò con la sua personale Falce e martello. Tre dei modi con cui un artista può contribuire alla lotta di classe, ora riproposta nella medesima galleria milanese.
«Si appellava sempre all'etica del lavoro - afferma Italo Lupi, uno dei grandi designer - era profondamente serio, si vedeva pure nei disegni, e burbero, sapeva però intenerirsi. Sono stato amico suo e anche del fratello. Lo scambio tra i due era molto forte. C'era nel suo stile una secchezza, che non era triste, anzi era la sintesi estrema del progetto. Oggi chiunque può mettersi al pc e creare qualcosa di superfluo, quella è stata una stagione straordinaria per il design, di grande intelligenza e serietà».
LA FAMIGLIA
Quel rigore Mari lo aveva appreso da bambino. «Mio padre era un modesto artigiano che arrivò dalla Puglia, a piedi, nel 1915 - racconta lui stesso in una conversazione con Obrist nel catalogo Electa della mostra alla Triennale - Aveva fatto solo le scuole elementari, quindi vedeva la cultura come una specie di riscatto sociale. Io ero il figlio maggiore e sperava che diventassi professore, quindi mi iscrisse al liceo classico Parini. Dopo un paio d'anni però si ammalò gravemente e non poté più lavorare. Io ero il più grande e in qualche modo dovevo cavarmela, quindi per diversi anni ho fatto il venditore ambulante».
Dai quattordici ai diciotto anni cambia più lavori. Dal '52 al '56 frequenta l'Accademia di Brera. L'anno dopo presenta il primo progetto a Danese. «Secondo me le qualità di un progetto, le qualità dell'arte, hanno a che fare con la vita e la morte - spiega ancora nella conversazione - Ogni volta mi rendo conto che è questo l'essenziale».
Valeria Arnaldi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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