E il divorzio cambiò l'Italia

Martedì 1 Dicembre 2020
E il divorzio cambiò l'Italia
L'ANNIVERSARIO
Erano le 5.40 del mattino di mercoledì 1 dicembre 1970 quando finalmente la più lunga seduta nella storia del Parlamento repubblicano si chiuse, dopo 19 ore di fila, e l'Italia ebbe la sua legge sul Divorzio. La notte si era consumata sui banchi con alcuni deputati assonnati, altri a invocare lo spettro del peccato e del comunismo, altri ancora a ricordare che si trattava del diritto di scegliere. C'erano voluti sette giorni, prima che 319 deputati votassero a favore della legge 898 Fortuna-Baslini; i contrari erano stati 286. Al Senato in ottobre era finita 164 a 150. Avevano votato a favore socialisti, comunisti, socialdemocratici, repubblicani, liberali e radicali. Contro democristiani e missini. Il Governo di centrosinistra retto da Emilio Colombo si limitò a prenderne atto. L'Italia era l'ultima in Europa, in compagnia di Irlanda e Spagna. Lo stesso giorno la Dc incominciò a raccogliere le firme per un referendum abrogativo, il Parlamento aveva da poco approvato anche il voto referendario.
LA PAROLA SCOMPARSA
La legge entrò ufficialmente in vigore il venerdì, ma chi avesse voluto trovare nei 12 articoli la parola divorzio non ci sarebbe riuscito. Non c'era e non ci sarà mai, si trattava della Disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio e tale è rimasta. È previsto lo scioglimento e cessazione civile del matrimonio quando i coniugi dimostrano di non avere più alcun motivo spirituale e materiale per continuare a condividere la propria vita.
Fu così che l'Italia di colpo si sentì più libera, più laica, più moderna. Oggi più che il divorzio stupisce un matrimonio che dura; adesso in tempo di Covid è perfino difficile e quasi proibito sposarsi, niente banchetto, cerimonia con pochi intimi, viaggio di nozze da rinviare.
Quella di cinquant'anni fa era un'altra Italia e la legge scosse la società in maniera forte e la cambiò. Loris Fortuna era un avvocato friulano di 46 anni, era stato partigiano sul confine orientale, era uscito dal Pci nel 1956 dopo l'invasione dell'Ungheria e si era iscritto al Psi. Nel 1965 aveva presentato il disegno di legge che si basava sul principio che gli italiani dovessero avere il diritto di rompere il vincolo del matrimonio quando l'unione non c'era più. Antonio Baslini, milanese, 44 anni, imprenditore chimico, liberale, aveva presentato la sua legge nel 1967, più moderata, studiata apposta perché le due proposte unissero i laici e non scontentassero del tutto i cattolici. Parlavano a nome di molti italiani separati, di tanti fuorilegge del matrimonio, di tanti figli senza nome.
La Dc chiuse al dialogo, anche se all'interno i dissidenti non erano pochi. All'inizio il Pci era spaventato, non voleva scontrarsi così apertamente con i cattolici; in materia di sesso, poi, molti dirigenti comunisti erano integralisti fino quasi al bigottismo. È un Pci diviso, ha difficoltà a cogliere la realtà esterna: è sotto attacco da una parte dei movimenti femministi per i diritti civili, dall'altra dei gruppi extraparlamentari. Socialisti e liberali, invece, hanno alle spalle una lunga tradizione libertaria e anticlericale, cercano nuovi elettori nell'area borghese progressista. Trovano l'appoggio dell'intera area laica e del Partito Radicale di Marco Pannella, soprattutto scoprono che per la prima volta, sul tema del matrimonio, si mobilita la piazza. A quel punto il Pci è costretto a uscire allo scoperto e la Dc si ritrova accanto solo il Msi di Almirante. E subito, sospinta dalla Chiesa di Paolo VI, si mette in moto la valanga che porterà il 12 maggio 1974 al Referendum sul Divorzio.
UGUALI DIRITTI
La legge s'impone in un'Italia nella quale il delitto d'onore legittima di fatto la violenza sulla donna e l'adulterio è punibile solo per la moglie. La vicenda di Franca Viola, la ragazza siciliana che respinge il matrimonio riparatore e denuncia il violentatore e i suoi complici, aveva già infranto lo specchio dell'ipocrisia e di leggi tutte in una direzione. Il cinema aveva affrontato con la forza della satira il problema: Pietro Germi con Divorzio all'italiana e lo stesso regista con Sedotta e abbandonata aveva mostrato la verginità come bene giuridico.
L'adulterio è tabù al cinema e anche sui giornali. In tv il film L'amante del bandito viene trasmesso col titolo La moglie del bandito.
I matrimoni civili sono appena 25 mila su 350 mila all'anno e gli sposi civili sono perfino additati pubblicamente come concubini dal pulpito. Il ruolo della donna è messo in un angolo nel matrimonio concordatario. Nascondere di aver perduto la verginità era colpa grave che portava allo scioglimento; nascondere di essere impotente non era una colpa.
La legge arriva tardi rispetto agli altri Paesi europei. Non che il divorzio fosse una parola estranea alla politica italiana. Nel 1800 Napoleone aveva introdotto la libertà di sciogliere il matrimonio, ma in maniera fin troppo complicata: richiedva l'approvazione dei genitori e dei nonni! Nel 1902, diventato presidente del Consiglio, Giuseppe Zanardelli ci aveva riprovato elaborando una direttiva divorzio solo in caso di adulterio, poi cadde il governo e sopraggiunse la Grande Guerra e tutto finì. Il fascismo con i Patti Lateranensi aggiustò le cose accordandosi con il Vaticano.
PAGA FANFANI
La legge del 1970 sancisce il diritto delle persone di decidere della propria vita coniugale, consegna a tutti i cittadini lo stesso diritto di scelta: continuare il matrimonio per chi lo vuole, senza imporre agli altri la propria convinzione. E' stata l'apripista di una serie di riforme importanti che hanno segnato il futuro della società: lo Statuto dei Lavoratori, i codici, il diritto di famiglia, l'aborto, la salute mentale. La laicizzazione della società avanzava con rapidità e lo si sarebbe visto quattro anni dopo col Referendum che sarà per certi versi sorprendente. Per la Dc pagherà Fanfani, ma quello sarà il vero inizio della discesa democristiana.
Un'Italia quella del 1970 che a giugno era rimasta sveglia di notte davanti alla tv per la partita del secolo, ai Mondiali di calcio del Messico: Italia-Germania 4-3. Che aveva visto vincere a Sanremo la coppia Celentano-Claudia Mori con la canzone che qualcuno ribattezzò l'inno dei crumiri, Chi non lavora non fa l'amore.
Per Venezia il 1970 è anche una tromba d'aria che terribile si alza nel cielo dei Colli Euganei e va a morire portando d nel bacino di San Marco. Distrugge tutto quello che tocca, capovolge un vaporetto all'imbarcadero e 21 passeggeri muoiono annegati.
Ma era un'Italia che un anno prima, a Piazza Fontana, aveva perduto l'innocenza, aveva incominciato a respirare l'aria dell'inganno e aveva fatto conoscenza con una parola pronta ad entrare per decenni nell'anima: terrorismo. Non è un caso che il 1970 si chiude con un fallito golpe di destra, quello tentato dal principe nero Junio Valerio Borghese. Un pullman di golpisti doveva occupare la Rai, l'autista sbagliò strada e finì a notte fonda sotto la finestra del Papa. Era anche quella l'Italia.
Edoardo Pittalis
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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