È del tutto comprensibile la reazione di Zaia al tradimento del suo governo

Mercoledì 24 Luglio 2019
È del tutto comprensibile la reazione di Zaia al tradimento del suo governo sulla Autonomia differenziata. Su di essa il Presidente del Veneto ha giocato tutta la sua autorevolezza ed ha, col Referendum, ottenuto un consenso popolare indiscutibile. Tant'è che, col Governo Gentiloni, ne abbiamo preso atto ed avviato un confronto serio che ha portato ad un primo protocollo di intenti. I guai sono cominciati col Governo pentastellato, che Zaia sostiene. Sia per la lungaggine del confronto, ma, soprattutto, per un disaccordo di merito sulle competenze da decentrare. E, così, tra un tira ed un molla, da mesi si trascina questa incresciosa situazione e risultati non se ne sono visti, nonostante che il Veneto avesse ottenuto che la materia fosse seguita da un ministro Veneto. Ora sembra essere giunto l'epilogo. Su un punto cruciale delle rivendicazioni: la competenza regionale in materia di istruzione e di gestione della classe docente, il Governo non sembra intenzionato a cedere. È quanto dice esplicitamente il Presidente Conte nel suo appello ai cittadini lombardi e veneti. Non è importante, in questo momento, discutere su dove risiedano le ragione e i torti; o se, in effetti, le rivendicazioni di Zaia siano state troppo radicali, del tipo voglio tutto e subito. Sostenuto, in questa radicalizzazione, da una squadra di consiglieri di tutto rispetto, ma che ha messo un po' troppa di ideologia (e politica!) nella loro funzione di esperti. Ciò che importa, in questo delicato frangente, è chiedersi se sia meglio un conflitto istituzionale, così come prospettato da Zaia e Fontana, con il non firmo dichiarato i cui sbocchi non sono facilmente calcolabili, o non sia più importare trarre il massimo possibile dalla battaglia autonomista e consolidarne il principio e una buona parte della sostanza, quale può emergere da un accordo di compromesso. Una mediazione può sembrare al ribasso rispetto al tutto richiesto; ma può, al contrario, rendere irreversibile la prospettiva della autonomia in un quadro di unità nazionale. È evidente che dico ciò senza badare agli interessi di parte (che potrebbero trarne qualche vantaggio da una sconfitta di Zaia che, per di più, arriva dal governo amico). E, lo dico, anche, a prescindere dai miei dubbi, non sul Federalismo (vera occasione persa dalla politica italiana - soprattutto da Lega e PD - negli scorsi anni!), ma sull'autonomismo per come è stato caricato di significati... liberatori, che hanno finito per creare un mirabolante obiettivo, anche emotivo, rispetto al merito, mettendo i veneti a rischio di questo cul di sacco, poiché nessuno poteva ragionevolmente pensare che si trattasse di una passeggiata. Lo dico perché penso che una sconfitta del Veneto (intendendo per sconfitta, sia il non raggiungimento del risultato, sia un eccesso di conflittualità con resto d'Italia) avrebbe oggi un rinculo negativo sulla stessa identità veneta, così fomentata dalla battaglia referendaria, ovvero sulla visione del Veneto su sé stesso. Col timore che ciò comporti ripercussioni anche sul piano sociale ed economico. Il Veneto, infatti, è una delle più importanti regioni produttive d'Europa ed che è tale anche per l'orgoglio con il quale i veneti (imprenditori, operai, artigiani, commercianti e professionisti) affrontano le sfide quotidiane, sempre più complesse. Un loro isolamento o una loro umiliazione, dovuta alla intransigenza di chi li guida, non aiuta la prospettiva. Dolomiti e prosecco sono patrimonio dell'umanità, le Olimpiadi sono in arrivo... sono solo una piccola parte del ruolo che il Veneto e i Veneti sono chiamati a giocare nel prossimo futuro. E, a ben vedere, una buona intesa sui costi standard, o meglio fabbisogni, che superi la spesa storica, serve a noi ben di più di qualcuna delle 23 materie in discussione. Insomma, per non farla lunga: cosa conviene di più ai Veneti? Uno scontro, magari esaltante, che accentua l'autonomismo verbale contro Roma ed il Sud, ma dall'esito dubbio e con una possibile soluzione evanescente, o una soluzione di compromesso che garantisce un buon 80% delle richieste e consente di cambiare davvero il volto istituzionale della Repubblica? Si parla spesso di differenza tra strategia e tattica. Tra prospettiva di lungo periodo e convenienza di breve. Beh, questa è una buona occasione per vedere cosa prevale...
*Partito Democratico
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci