Dürer, influenze veneziane tra maestri e manigoldi

Sabato 23 Giugno 2018
L'ESPOSIZIONE
Ultimi giorni in mostra per gli strepitosi quadri esposti nell'ambito di Dürer e il Rinascimento tra Germania e Italia, rassegna che si chiude domani a Palazzo Reale, a Milano, ma che in realtà parla soprattutto di Venezia. Albrecht Dürer, viene due volte a Venezia, nel 1495 e poi dal 1505 al 1507. Della prima visita abbiamo solo conferme indirette, mentre per quanto riguarda la seconda ci è arrivata documentazione abbondante: dalle lettere ai quadri che il tedesco ha dipinto. I rapporti tra Venezia e Norimberga, città natale di Dürer, in quel periodo erano intensissimi.
ATMOSFERE VENEZIANE
Il veneziano Jacopo de' Barbari era di casa nella città tedesca dove la sua opera è più apprezzata che in patria, è un mercante di Norimberga, Anton Kolb, che dal suo appartamento nel fontego dei Tedeschi gli commissiona la celeberrima veduta prospettica (esposta pure questa a Milano), stampata nel 1500, della quale oggi tendiamo a sottovalutare l'importanza. Basti dire che il mondo della cartografia si divide in prima e dopo de' Barbari. Dürer parla di lui in una lettera che scrive il 7 febbraio 1506 all'amico Willibald Pirkheiner, umanista, giurista e senatore di Norimberga e si ricrede sulle doti che gli aveva riconosciuto in precedenza: «La cosa che undici anni fa mi era tanto piaciuta, ora non mi piace più, e se io stesso non lo vedessi, non lo crederei da nessun altro; e vi faccio anche sapere che qui vi sono artisti che hanno assai più talento di maestro Jacopo; solo Antonio Kolb giura che non esiste al mondo miglior pittore di Jacopo. Qui se la ridono di lui e dicono che se fosse stato buono sarebbe rimasto qui».
TRE QUADRI IMPORTANTI
Dürer dipinge a Venezia tre quadri importanti (visibili a Milano): un Ritratto di dama, nel 1505, (che è stato scelto per il manifesto della mostra), oggi al Kunsthistorisches Museum di Vienna, Cristo fra i dottori, nel 1506, al Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, e la Festa del Rosario, dipinto nel 1506 per un altare della chiesa di San Bartolomeo. L'originale si trova a Praga, in pessime condizioni, e quindi a Milano è esposta la copia migliore, eseguita nel 1606 e conservata a Vienna.
LA VICINANZA CON BELLINI
Accanto a questo quadro è stata collocata un'opera del 1488 di Giovanni Bellini, il Paliotto Barbarigo, dalla chiesa di San Pietro Martire, a Murano. Si vede chiaramente come il pittore tedesco si sia ispirato a quello veneziano, riprendendo nel proprio quadro alcuni elementi. Questo confronto tra gli artisti al di qua e al di là della Alpi è un tratto che contraddistingue la mostra dove si possono ammirare oltre 130 opere provenienti da 40 diversi prestatori.
JACOPO DE' BARBARI
L'atteggiamento di Dürer nei confronti dei veneziani assomiglia a quello di un tedesco dei nostri giorni. Nella stessa lettera dove parla di de' Barbari (e di Giovanni Bellini), scrive anche: «Ci sono sempre tanti compagni gentili tra gli italiani che sempre più si accompagnano a me: studiosi, intelligenti, buoni suonatori di liuto, flautisti, intenditori di pittura. Ma vi si trovano anche i manigoldi più infidi, più bugiardi, più ladri che credo non ve ne siano pari al mondo».
Alessandro Marzo Magno
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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