Due premi a Cannes Italia felice

Domenica 20 Maggio 2018
Due premi a Cannes Italia felice
IL FESTIVAL
Italia felice: due premi, uno ciascuno per i due film in concorso, uno magari non proprio azzeccato, ma che segnala come stavolta abbiamo fatto un figurone a Cannes. La Palma d'oro va in Giappone, a un grande regista come Kore-eda Hirokazu, che da sempre ci parla delle famiglie, di come si formano, resistono e a volte si sciolgono, e adesso lo fa con il film Shoplifters, che mette in scena una famiglia che non c'è, biologicamente o legalmente, ma che esiste sul serio, dove anche il Bene e il Male non sempre sono codificabili. E non a caso quando entrano in campo le istituzioni fanno solo danni.
FONTE MIGLIOR ATTORE
All'Italia, la giuria diretta dalla grande attrice Cate Blanchett ha riconosciuto la qualità delle opere presentate. Al magnifico film di Matteo Garrone, Dogman, va il meritatissimo premio al miglior attore, Marcello Fonte, che arriva sulla Croisette con una storia da romanzo: guardiano di un Centro Sociale dove si mettevano in scena opere teatrali, prende il posto di un attore morto improvvisamente, perché seguendo le prove aveva imparato la parte. E da lì, attraverso il casting, viene scelto da Garrone per interpretare una storia di riscatto e solitudine, che si rifà al Canaro della Magliana, in un deserto suburbano di disumanità dove il toelettatore per cani Marcello spiazza tutti con una recitazione intensa, dolente, commovente. Salutato sul palco da Roberto Benigni, l'emozionatissimo attore per caso di origine calabrese ha spiegato: Oddio no Da piccolo quando ero a casa e pioveva, la pioggia che cadeva sulle lamiere mi sembrava fossero applausi; e adesso siete voi a farmeli. Grazie a tutti. Qui c'è il calore come in famiglia, mi sento a casa, il cinema è la mia famiglia.
ROHRWACHER SCENEGGIATRICE
Meno azzeccato il premio al film di Alice Rohrwacher (sceneggiatura ex aequo al film di Jafar Panahi, anche stavolta assente dato il divieto di espatrio dall'Iran). Il suo Lazzaro felice indica la crescita costante di una regista che qui sposa Olmi e Pasolini in una sorprendente narrazione libera, tra la realtà contadina che sparisce e quella metropolitana che stritola, tra santità e fiaba surreale. Il premio è meritato, ma è quello sbagliato, riconosciuto anche dalla stessa regista: Ringrazio tutti per questo film dalla sceneggiatura bislacca. Appunto.
GLI ALTRI PREMI
Spike Lee risorge conquistando il Grand Prix con una commedia sarcastica sul Ku Klux Klan, dal ritmo travolgente e battute pungenti, un po' coeniana e molto politica, tra l'America di ieri e quella di Trump. Giusta la regia al polacco Pawel Pawlikowski, che con Cold war firma un cinema esteticamente incantevole; accettabile anche la miglior interpretazione femminile a Samal Yesyamova per il calvario della sua Ayka in una Mosca soffocante per un'immigrata Kirghisa, in un film vecchio e piuttosto grezzo. Detto che la Palma d'oro speciale a Jean Luc Godard santifica per l'ennesima volta un autore che non ha bisogno di premi resta da lanciare un urlo di soddisfazione per la mancata, temuta Palma a Capharnaüm della libanese Nadine Labaki, film tra i più ricattatori e disonesti di sempre sul tema della miseria, del dolore e dell'infanzia. Ha vinto il Premio della Giuria. Niente Brizé e Lee Chang-dong, ma altro piccolo hurrà per l'Oeil d'or per il miglior documentario al film di Stefano Savona e Simone Massi La strada dei Samouni, premio collaterale e meritato.
Adriano De Grandis
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Ultimo aggiornamento: 11:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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