Ducale, atto d'accusa sulla scarsa vigilanza

Sabato 21 Settembre 2019
Ducale, atto d'accusa sulla scarsa vigilanza
PROCESSO
VENEZIA Scarsa vigilanza a Palazzo Ducale e un processo essenzialmente mediatico.
È questa la tesi espressa ieri mattina dai legali dei due principali imputati del clamoroso furto alla mostra I tesori del Moghul e dei Maharaja avvenuto il 3 gennaio 2018. Una posizione netta quella evidenziata dall'avvocato Simone Zancani che insieme al collega De Angelis di Roma difendono i due principali accusati: il sessantenne bosniaco Vinko Tomic, ritenuto la mente del gruppo, e il serbo Dragan Mladenoic, 54 anni, latitante che secondo gli inquirenti sarebbe stato il palo nel furto dei gioielli.
POCA SICUREZZA
«Le responsabilità della sicurezza di Palazzo Ducale sono evidenti - ha sostenuto l'avvocato Zancani - visto che gli accusati avevano effettuato un sopralluogo il giorno prima, 2 gennaio, ed avevano aperto la teca per poi allontanarsi una quarantina di minuti dopo temendo un controllo. Secondo noi in quella occasione non c'è stata nessuna verifica adeguata nè quella sera e nemmeno il giorno dopo quanto sono tornati per compiere il furto. Penso che se ci fosse stato un sistema di sorveglianza adeguato, il giorno successivo questi stranieri sarebbero stati arrestati. Le teche non sono state controllate dopo il primo tentativo, chissà forse il personale era in pausa, e questo come cittadino di Venezia non mi piace affatto».
Poi l'avvocato Zancani ha parlato di Tomic, presente anche ieri in aula senza mai parlare, insieme agli altri imputati. «L'accusa ha sostenuto che faceva parte del gruppo Pink Panther, ma questo non è vero. Il sodalizio è stato accusato solo di un furto a Londra del 2003, ma lui non era presente e in Italia non aveva alcune precedente, ha solo un'accusa negli Usa. Da quanto ho potuto appurare il suo nome è stato segnalato da una fonte confidenziale alla Questura di Vicenza 48 ore dopo il furto, non certo mesi dopo. E nessuno si è mai interessato del fatto che lui girasse con un passaporto, con nome diverso, rilasciato dalle autorità croate». Il legale, che ha chiesto per il suo assistito il minimo della pena, ha poi criticato la costituzione di parte civile del Lloyd's sostenendo che il valore dei gioielli era al massimo di tre milioni, una cifra bassa per il patrimonio di Al Thani, e che il risarcimento si attesta sui 7.
L'ACCUSA
Il sostituto procuratore Giovanni Gasparini, che nella precedente udienza ha chiesto al giudice Ciampaglia una condanna a tre anni e sei mesi con l'abbreviato sia per Tomic che per Mladenovic, ieri mattina ha ribadito che il gruppo era molto preparato. Secondo laccusa, come è stato ricordato in passato, il primo tentativo di furto, non andato a buon fine per la presenza di troppi turisti nella Sala dello Scrutinio, risaliva al 30 dicembre: Tomic aveva cercato di aprire la teca, mentre Mladenovic faceva da palo. Il 2 gennaio la banda era tornata in azione con lo stesso copione: Tomic questa volta era riuscito ad aprire la teca, ma un sorvegliante si era accorto dei movimenti sospetti ed era intervenuto un addetto della sicurezza, costringendo i componenti della banda ad andarsene a mani vuote. Il giorno seguente mentre Mladenovic controllava la zona, Tomic era riuscito ad afferrare spilla e orecchini (lasciando una preziosa collana di perle, evidentemente non richiesta da chi ha commissionato il furto) per poi salire al piano superiore, dove aveva consegnato il malloppo a Perovic che si era dato alla fuga.
GLI ALTRI IMPUTATI
La sentenza del Tribunale monocratico è attesa per venerdì prossimo.
In quella occasione il giudice dovrà decidere anche in merito all'accordo raggiunto a suo tempo tra accusa e difesa per il patteggiamento di pene di poco superiori ai due anni richieste dai croati Zelmir Grbavec, 48 anni, indicato come l'autista del gruppo, Zvonko Grgic, 44 anni, e Vladimir Durkin, 48 anni. La posizione del sesto indagato, il serbo latitante Goran Perovic, 44 anni, è stata invece stralciata.
Gianpaolo Bonzio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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