«Divento scimmia buffona»

Mercoledì 17 Luglio 2019
TEATRO
Sul palcoscenico appare un essere per metà scimmia e per metà uomo. È un animale che parla, canta e balla, un buffone, un mostro comico. A incarnare quel fenomeno (molto truccata) è Giuliana Musso, che domani debutta al Teatro Ristori di Cividale del Friuli con il suo nuovo lavoro. La Scimmia è in prima assoluta nel programma del Mittelfest e il 23 luglio replica a Bassano del Grappa all'Operaestate Festival. Il testo originale dell'autrice-attrice friulana è liberamente ispirato al racconto Una relazione per un'accademia di Franz Kafka. L'animale protagonista si rivolge all'alta società del pensiero e della scienza e racconta la sua storia. Scimmia libera, unica sopravvissuta di una battuta di caccia, catturata e torturata, non può fuggire e per sopravvivere alla violenza sceglie l'adattamento: imita gli umani, impara ad agire e a ragionare come loro.
L'ATTRICE
«Ho conosciuto La Scimmia grazie all'incontro con Monica Capuani (che cura traduzione e consulenza drammaturgica) e attraverso Monica ho conosciuto anche l'attrice britannica Kathryn Hunter, profonda e magistrale interprete di questo monologo kafkiano racconta Giuliana Musso - ma la volontà di creare uno spettacolo è nata solo quando ho scoperto che La Scimmia avrebbe potuto staccarsi dalla dimensione assegnatale dal suo autore per trovarne una più vicina ai temi che mi sono cari».
Un testo che per Giuliana Musso nasce dalle ferite dell'anima di Franz Kafka. «L'ho colto quando ho rilevato la vicinanza temporale di questo racconto con le Lettere al padre, un testo straziante in cui Kafka racconta l'infanzia e la giovinezza, ma soprattutto il rapporto mutilante con il padre. C'è una grande lucidità nel descrivere le umiliazioni ricevute dal comportamento arrogante e insensibile del genitore, che cerca di sollevare dalla responsabilità di queste ferite». E passando alla scimmia ecco l'adattamento a cui deve sottostare. «Quell'essere vivente - spiega Musso - si deve adattare per sopravvivere in un ambiente e in un sistema che gli impone il tradimento totale del sé più autentico. Di fatto la scimmia smette di esser scimmia e diventa uomo. Eppure Kafka ne parla con un tono senza rabbia, bensì con l'ironia tipica della cultura ebraica che stempera il clima di violenza». Così alla fine «la scimmia diventa un buffone, una figura che ha consapevolezza dei rapporti di potere e dell'origine del male. Nella mia interpretazione c'è una nota melancolica, ma anche provocatoria. La scimmia rinuncia alla verità che sta nel corpo e diventa una metafora: la finzione dell'attore gli concede di stemperare la violenza, perché il buffone fa il cretino per il pubblico, ma è l'unico modo per dire al pubblico dei professori che loro sono i cretini». L'attrice spiega come questo lavoro sia completamente diverso dai precedenti perché «si ribalta il percorso, mentre in altri testi di teatro d'indagine uso il reale per arrivare a un universo poetico, qui si parte dal piano poetico di una metafora meravigliosa per stringere il discorso talmente tanto da arrivare a parlare di intelligenza cellulare».
Giambattista Marchetto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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