Dalla tostatura all'espresso C'è una tazzina tutta veneta

Mercoledì 1 Novembre 2017
Dalla tostatura all'espresso C'è una tazzina tutta veneta
LA STORIA
Senza gli italiani e l'Italia non esisterebbe il caffè espresso. E senza l'Italia e l'espresso non esisterebbe neppure Starbucks (ammesso che questo fosse davvero un problema), nato dalla folgorazione del suo boss davanti al bancone di un bar italiano. E senza il Veneto la storia del caffè non sarebbe la stessa. Si parte da qui per viaggiare sui sentieri di una delle bevande più vendute (e bevute) al mondo, e parte da qui Andrej Godina, triestino e superesperto in materia, nel suo Un caffè in Veneto (Medicea, 264 pagine, 25 euro), per capire quanto lavoro, passione, storia, fatica, cultura ci siano dentro la tazzina da caffè e dietro quell'euro, o poco più, che ci costa al bar. A noi (fortunati) italiani, almeno.
LA STORIA DELL'ESPRESSO
E se è vero che il caffè decisamente e di gran lunga più antico è quello turco, la favola dell'Espresso - con la e maiuscola - l'abbiamo invece scritta noi, invenzione geniale, autentico bene immateriale per l'Umanità (e, infatti, è avviata la procedura per entrare nella lista Unesco), straordinaria intuizione che permette di avere una tazzina fumante in pochi secondi (mentre in Etiopia, ancora oggi, ad esempio, la preparazione del caffè in modo tradizionale occupa un paio di orette), a casa come al bar.
ITALIANI INVENTORI
Una grande storia, quella italiana, fatta di macchine per il caffè e di aziende di tostatura, di pionieri e inventori, artigiani e industriali, in un campionato nel quale siamo da sempre al comando. Da Bezzera (1920) alla prima moka Bialetti (1933), dalla Illetta di Francesco Illy (1935) alle macchine di Achille Laggia (1940), fino alla mitica Faema E61, per poi arrivare ad Astoria ed Elektra, è stata l'Italia (e molto il Veneto) a dettare regole e legge, con aziende all'avanguardia e il maggior numero di torrefazioni del mondo, molte proprio a nordest: Bristot e Carraro, Vescovi e Dersut. E poi Dieffe e Hausbrandt, Manuel Caffè e Julius Meinl. Senza dimenticare altri miti veneti, che nel libro non sono citati: il veneziano Caffè del Doge e il veronese Gianni Frasi, fornitore eccellente di super miscele per grandi ristoranti, a cominciare dal gruppo Alajmo, da Le Calandre al Quadri. E ancora Qaua Italia di Vicenza (con l'eccellente arabica del Casanova) e la trevigiana Venturato.
TRA VENEZIA E TRIESTE
E se il cioccolato è il comfort food per eccellenza, scappatoia garantita per combattere malumore e stress, umore nero e giornate storte, ma anche fonte di benessere, fra antiossidanti e vitamine, fibre e ferro, attorno alla tazzina ruota invece un mondo di incontri, conoscenze, relazioni sociali, chiacchiere e affari, approcci e pause rigeneranti. E dove, se non nel Veneto (e anche a Trieste, certo, altro polo forte del grande caffè italiano) è nata la cultura del caffè e dei caffè: Venezia, con le sue insegne leggendarie, dal primo di tutti (il Florian, 1720), passando per il Lavena (1750) e il Quadri (1755), tre dei 20 caffè che, in quegli anni si affacciavano su Piazza San Marco. E Padova e il Pedrocchi, con le sue porte (un tempo) sempre aperte e la sua sala verde, dove venivano accolti i meno abbienti, essere al verde per l'appunto.
UNA STRADA PER IL CAFFÈ
E poi Andrei immagina che, come le strade del vino, ci siano le strade del caffè. E non solo immagina ma certifica, con una serie di itinerari. In bici (rigorosamente veneta e, dunque, rigorosamente Pinarello), dalla Riviera del Brenta a Cortina d'Ampezzo, da Padova a Venezia, da Belluno a Treviso, all'Alpago, sulle tracce delle fabbriche, delle torrefazioni, dei bar storici.
CAFFÈ DOLOMITICO
Una visita alla Macap (macinacaffè) a Maerne e una alla Keber (macine per caffè) a Mirano, nel Veneziano, sono un'ottima occasione per un giro lungo la spettacolare Riviera del Brenta e le sue ville. Partendo da Treviso, passando per Dosson di Casier e arrivando a Mogliano Veneto, c'è l'occasione per gustare eccellenti miscele nei caffè del capoluogo (all'Indimenticale o da Hausbrandt, al Taste o a Naturasì) ma anche visitare aziende come Elektra e Mazzer. Arrampicarsi sulle Dolomiti e far tappa a Cortina d'Ampezzo, regala panorami straordinari e unici, ma anche meritevoli soste caffettose come quella al Bar Sport di Corso Italia per degustare una miscela Dersut o al Caffè Royal. Belluno, poi, è meta imperdibile per gli appassionati: con la torrefazione Procaffè, con i marchi Bristot e Vescovi, e il Bar Alpago, per poi puntare ad un giro panoramico fra l'Alpago e il lago di Santa Croce e tornare in città per chiudere alla Caffetteria Espresso Eccellente Bristot in Piazza Martiri.
Buon viaggio, buon caffè, buon Veneto.
Claudio De Min
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