Dalla lotta all'Isis al contrasto al Covid: ieri imbracciava un kalashnikov, oggi

Venerdì 24 Aprile 2020
Dalla lotta all'Isis al contrasto al Covid: ieri imbracciava un kalashnikov, oggi
Dalla lotta all'Isis al contrasto al Covid: ieri imbracciava un kalashnikov, oggi porta le buste di mele, latte e biscotti a casa dei vecchietti che non hanno nessuno. «Lo spirito è lo stesso, un filo conduttore credetemi c'è, lo stesso che mi ha portato in Siria, oppure a prestare aiuto nell'incendio di Atene o nei campi profughi sloveni. Intervenire quando serve, nel mondo in cui viviamo, capire quello che fa la differenza, se può essere utile mettersi a disposizione». Era al confine greco-turno per cercare di attivare canali di emergenza, quando per via dell'emergenza pandemica è dovuto tornare frettolosamente in Italia: lui è Claudio Locatelli, 32 anni, originario di Curno in provincia di Bergamo, rientrato domenica 8 marzo, il giorno del lockdown, da Atene a Padova con uno spettrale volo diretto su Venezia.
Locatelli, uno dei combattenti internazionali arruolatisi tra le fila curde dello Ypg, unità di protezione popolare, è stato tra i liberatori della siriana Raqqa, ex capitale del Califfato di Isis: armi in pugno, ha affrontato i miliziani e, quando ha potuto, ha filmato scene di battaglia. Proprio nelle unità curde contro Isis morì un anno fa il fiorentino Lorenzo Orsetti, suo amico fraterno. «Giornalista combattente» ama definirsi questo giovane dagli occhi chiari, mamma e papà residenti nella straziata Bergamo, uno zio guarito dal coronavirus dopo aver trascorso settimane attaccato a un respiratore. «Di primo acchito può sembrare strano, ma il mio è un mettersi a disposizione - dice Claudio, già studente di Psicologia e Neuroscienze all'Università di Padova -, che sia contro Isis che rischiava di colpire, e in parte lo ha fatto, tutto il mondo, che sia contro il coronavirus, che sia a favore di chi ha perso la casa a causa della guerra. C'è una ragione comune».
Quando c'è un'emergenza, lui attiva quella che chiama Solidarity Action, una realtà operativa, stavolta accesasi in seno al coordinamento del Centro servizi volontariato di Padova, all'interno del Comune. Oggi Locatelli coordina 173 volontari che si occupano, a turno e gratuitamente, della consegna domiciliare di generi alimentari, farmaci, buoni pasto a chi ha necessità. Martedì hanno aiutato duecento famiglie. Di professione fa il giornalista e il preparatore atletico di corse a ostacoli estreme, ma adesso col blocco dei voli e dell'attività motoria, la sua vita professionale è in stand-by. Volontario combattente, compì 30 anni proprio in Siria. «Mi trovavo nel battaglione internazionale di incursioni notturne. Il nostro compito era avanzare di notte in territorio nemico per riuscire a costituire una nuova linea di fronte. Usavo kalashnikov, lanciarazzi, mitragliatrici, ma non sono un amante delle armi, il mio sogno di mondo è senza strumenti di morte. Ma ho dovuto imbracciarle, e sono disposto a farlo ancora, se dovesse servire». Paura? «In Siria era un lusso, nel senso che se ti distraevi e qualcuno iniziava a sparare al tuo battaglione, ai civili che avevi appena liberato, la tua distrazione poteva costare la vita di tanti. Adesso qui, in emergenza Covid, paura del virus non ne ho. Ho paura però di poter contagiare qualcun altro, questa è forse l'unica cosa che temo, ma i protocolli sanitari che seguiamo sono molto rigidi».
Mascherine, guanti, obbligo di misurazione della febbre, e via, a far sentire la gente meno isolata. «Ma non facciamo l'errore di credere che stare a casa, a capire come non annoiarci, a scegliere quale serie di Netflix guardare, sia paragonabile a non avere casa, colpita dai bombardamenti, alle milizie armate che stuprano madri, sorelle, mogli, a non poter bere l'acqua del rubinetto perché esce nera. Questa non è una guerra. Io sono a Padova, ma non dimentico Bergamo, Qamishlo, Raqqua dove stanno molto peggio di noi». Non a caso, quando ogni mattina si veste da volontariato anti-Covid, appiccica sulla maglia la patch Jpg. La stessa che esibiva nei combattimenti su un altro fronte.
Federica Cappellato
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