Dall'Albania con il cuore a Venezia

Sabato 17 Marzo 2018
LA MOSTRA
A parte il caso clamoroso di Edi Rama, artista noto internazionalmente e Primo Ministro, presente anche alla Biennale di Venezia dello scorso anno, si sa poco dell'arte contemporanea albanese, paese giunto peraltro da non molti anni alla cosiddetta modernità. Vengono in mente i nomi di Ibrahim Kodra (1918-2006), che è stato attivo prevalentemente in Italia, dove era giunto fin dal 1938, e, in tempi più recenti, quello di Adrian Paci (1949), anch'egli legato a strutture espositive italiane.
Appare dunque una piccola scoperta la mostra che nella sala Tiziano del Centro Culturale Don Orione di Venezia (Dorsoduro 909/a alle Zattere) dedica adesso a Vangjush Mio (1891-1957), a cura di Vladimir Myrtezai e Migena Hajdari (resterà aperta fino al 22 aprile) perché è la prima retrospettiva allestita in Italia del pittore albanese, per certi versi considerato il padre dell'arte contemporanea in quel paese.
SETTANTA OPERE
La mostra, che è stata organizzata da BluArt Events e si avvale del patrocinio del Ministero della Cultura albanese, allinea circa settanta opere realizzate da Vangjush Mio dai primi anni Venti alla metà del Cinquanta, vivendo prevalentemente nella cittadina di Coriza, nella quale è nato e dove ha trascorso quasi tutta la sua vita. A parte un mitico viaggio che nei primi anni Venti del Novecento l'ha portato anche in Italia, a Roma e Venezia in particolare. Dove ha dipinto alcune delicate vedute, assorbendo certe influenze formali di sapore ormai postimpressioniste, come è evidente in alcune delle sue o\pere ora in mostra.
LONTANO DAI CIRCOLI D'ARTE
L'artista albanese ha dunque vissuto lontano dai grandi centri internazionali dell'arte quali Parigi, Vienna, Monaco e Venezia, per la Biennale - e può aver sofferto un certo isolamento nella elaborazione della sua via espressiva. Il suo intenso Autoritratto del 1933, tuttavia, con la tavolozza e i pennelli in mano, appare perciò come una decisa e coraggiosa affermazione a voler essere artista e pittore. Come ha poi dimostrato di essere anche in temi distanti dalla veduta di paesaggio, in certi intensi ritratti di personaggi popolari, ad esempio il suonatore di zampogna del 1923.
ALBANIA NEL CUORE
O, ancora, in alcuni grandi Nudi di donna del 1923-24, suggestivamente dipinti con una sorta di solennità plastica. Particolarmente attraenti risultano infine alcune intense vedute dell'interno dello studio, in un caso anche con la presenza dei suoi due figli, eseguite tra il 1942 e il 1944. Realizzate cioè in un momento drammaticamente difficile, che esprimono infatti una sorta di riflessiva interiorità, di ripiegamento nel suo irrinunciabile mondo immaginativo, e nella considerazione della pittura come il solo linguaggio in grado di esprimere la verità della sua vocazione. Per informazioni: Centro culturale Don Orione Artigianelli, tel.0415224077 oppure info@donorione-venezia.it
Enzo Di Martino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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