Cyrano ha buon ritmo e non manca l'ironia

Venerdì 19 Aprile 2019
Cyrano ha buon ritmo e non manca l'ironia
Parigi, 1895: al 14 del boulevard des Capucines, i fratelli Lumière proiettano il primo film della storia del cinema. Per il teatro è un anno cruciale: inizierà il suo tramonto? Lo percepiscono gli attori della prima interpretazione di Cyrano di Bergerac che sentono di essere effimeri sul palcoscenico mentre le vedute animate, e cioè i film, regalano una prospettiva di lunga durata a chi li interpreta. Due anni dopo La Sortie de l'usine Lumière, Edmond Rostand, carico di debiti e reduce dal relativo fiasco de La Princesse lontaine interpretata da Sarah Bernhardt, viene contattato dal celebre attore Coquelin Aîné che gli chiede di scrivergli un nuovo lavoro in pochi giorni. Il making off della più celebre commedia del teatro francese, la più rappresentata nella storia del palcoscenico, ha come centro propulsore il desiderio che spinge l'uomo a conquistare imperi, a scrivere romanzi o sinfonie, ed è il desiderio inappagato che spinge Edmond a scrivere e trovare l'ispirazione come per Cyrano. Alexis Michalik porta in immagini ciò che da tre anni dirigeva in teatro e la sua prima prova col cinema mostra un gusto che si muove tra le quinte di palcoscenico (tutto l'incipit della Parigi Belle Époque ha il sapore di un fondale dipinto) e la mobilità di piani del nuovo mezzo. Tra cinema e teatro resta dunque la chiave di fondo che il regista usa intelligentemente nel finale fondendo i due piani visivi nella scena della morte di Cyrano. Poco importano gli anacronismi (Rostand non ha scritto la commedia in una settimana e il Bolero di Ravel che accompagna il film è stato composto nel 1928), decisivo è il buon ritmo, la recitazione (sono gli stessi attori della messa in scena del 2016), il gusto degli ambienti sempre in bilico tra quinte e set, l'ironia verso un mondo allegro e spensierato che non sentiva ancora avvicinarsi la catastrofe epocale della guerra e piangeva per le lettere d'amore di Cyrano. Ed al fine della licenza, io tocco! e Michalik giunge al punto divertendoci.
Giuseppe Ghigi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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