Cragnolini, pittore sfuggente che narra leggende friulane

Domenica 20 Ottobre 2019
Cragnolini, pittore sfuggente che narra leggende friulane
ARTE
Nel progetto di documentare periodicamente l'opera degli artisti più significativi della Regione, la Triennale Europea dell'incisione, presieduta da Giuseppe Bergamini, dopo l'omaggio dedicato lo scorso anno ad Armando Pizzinato (Maniago 1910-Venezia 2008), presenta adesso, nei vasti spazi della solenne Chiesa romanica di San Francesco a Udine, dove resta aperta fino ad oggi, una mostra che documenta il complesso mondo immaginativo di Tonino Cragnolini (Tarcento 1937-2014). Un artista difficile da definire formalmente, sfuggente ad ogni categoria storica di riferimento perché le sue opere, pur non essendo esplicitamente descrittive, manifestano comunque riconoscibili aspetti narrativi. La verità è che Cragnolini attinge l'ispirazione del suo immaginario da certe particolari storie e leggende del Friuli, quelle forse meno note e però molto complicate e crudeli. Come ad esempio la cruenta ribellione dei contadini nei confronti degli oppressivi signorotti locali che Cragnolini racconta visivamente nel grande ciclo di disegni, acquerelli ed incisioni titolato Zioba Grasso 1511. Mettendo in atto un'operazione figurale che risulta infine favolistica nella sua immaginazione, pur evocando esplicitamente episodi di violenza.
LE OPERE
Qualcosa di simile avviene anche per il ciclo dedicato alla Inquisizione in Friuli verificatasi in regione nel corso del Seicento, una vicenda anch'essa narrata visivamente da Cragnolini per evocazioni ed allusioni che, specie nelle incisioni all'acquaforte, assumono una particolare forza espressiva. Utilizzando una particolare tecnica incisoria affidata solo al segno, anzi all'intreccio misurato dei segni, in una fitta tessitura che richiama alla mente certe mirabili acqueforti del grande Rembrandt. Del resto ancora più lontana nel tempo della storia è la terribile vicenda di Bertrando, Patriarca di Aquileia, una figura benemerita ed estremamente importante nella storia politica e religiosa di Udine, non a caso sepolto nel Duomo della città, ucciso nel 1350 in un agguato. La messa in scena dell'opera di Cragnolini configura dunque con evidenza una distanza dalla descrizione e dalla narrazione e d'altra parte le sue figure non possono essere definite realistiche né surrealistiche ma appartengono invece ad un immaginario di sapore onirico. La storia e la memoria, l'allusine e l'illusione, convivono nelle sue immagini in una sorta di precarietà resistente configurando una cifra formale ed espressiva fuori registro, distante da ogni classificazione conosciuta. L'aspetto favolistico della sua proposizione immaginativa appare invece più evidente nel ciclo di opere ispirate ai mitici Viaggi di Gulliver, la grande opera di Jonathan Swift nella quale Cragnolini sembra abbandonare ogni freno alla sua fantasia. Sembra che la strategia espressiva di Tonino Cragnolini, sia alla fine quella di affermare un suo personale sogno dell'arte, il suo voler essere un artista lontano dalle mode, originale ed autentico.
Enzo Di Martino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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