Corte dei conti, scontro sull'ex giudice

Venerdì 9 Giugno 2017
Prima udienza ieri mattina a palazzo Camerlenghi con la requisitoria del procuratore regionale della Corte di Conti, Paolo Evangelista e il sostituto procuratore generale, Chiara Imposimato e le eccezioni della difesa, rappresentata dall'avvocato Sfregola, nel processo a carico di Vittorio Giuseppone, l'ex giudice della Corte ora in pensione, accusato di essere stato al soldo del Consorzio Venezia Nuova in cambio di informazioni e aiuto per aggiustare le relazioni sul progetto Mose.
Davanti al presidente del collegio Guido Carlino, Evangelista e la sua vice hanno cercato di smontare pezzo dopo pezzo le eccezioni che la difesa di Giuseppone ha sollevato: dalla competenza territoriale sul giudizio alle risultanze penali sulle quali la Procura della Corte si basa. «Un magistrato non può essere processato in un ambiente nel quale ha operato ha detto nella sua rogatoria l'avvocato Sfregola - Mi aspettavo un atteggiamento più disponibile perché non so quale interesse ci sia a contestare i fatti in una diversa competenza. A me pare che poi ci si fidi troppo dei magistrati penali. Per quanto riguarda il danno erariale da disservizio, la procura non porta una sola prova su un solo atto illegittimo o supposto illegittimo addebitabile a Giuseppone».
Del danno per l'erario sono invece più che convinti sia il procuratore che la sua vice che hanno chiesto un risarcimento di 450mila euro pari al 50% della retribuzione ricevuta negli anni in cui l'ex giudice lavorava in Corte a Venezia. «La prescrizione per questa procura parte dal 31 maggio del 2014 cioè da quando il gip di Venezia ha firmato i provvedimenti restrittivi nell'ambito dell'inchiesta cosiddetta Mose, cioè dal momento in cui viene svelato l'impianto accusatorio» ha riferito il sostituto Imposimato. «La sentenza del gip del 21 dicembre 2015 è emblematica e così ampiamente motivata per il reato di corruzione poi dichiarato estinto - ha aggiunto Evangelista - Una sentenza molto pesante in cui Giuseppone non rinuncia alla prescrizione per contrastare le sentenze infamanti. Perché? Si contesta il fatto che Giovanni Mazzacurati abbia riconosciuto l'ex giudice solo dalle foto: sì ma non erano quelle comparse sulla stampa locale, perché non se ne sono mai viste, ma quelle indicate dalla Guardia di Finanza in un interrogatorio del 2013. Il danno erariale è provato dal fatto che Giuseppone era a libro paga del Consorzio Venezia Nuova. Qui è stata comprata l'imparzialità di un magistrato».
Intanto al maxiprocesso Mose in Tribunale la difesa dell'ex presidente del Magistrato alle Acque, Maria Giovanna Piva, rappresentata dall'avvocato Emanuele Fragasso Jr, ha rinunciato alla lettura dei verbali dell'ex presidente del Consorzio Venezia Nuova Giovanni Mazzacurati. Si è proseguito quindi con piccole schermaglie sull'ammissione di alcuni atti della difesa dell'ex ministro Matteoli e di una memoria dell'ex presidente del Consiglio regionale Lia Sartori. L'udienza riprenderà mercoledì 19 luglio, con la requisitoria dei pubblici ministeri Stefano Ancilotto e Stefano Buccini e, se avanzerà del tempo, con le arringhe delle parti civili.
Raffaele Rosa
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