Corderia dimenticata, sopralluogo all'Arsenale

Martedì 23 Ottobre 2018
LA POLEMICA
VENEZIA «In Francia una corderia preziosa come quella di Inio sarebbe già diventata un museo visitato dalle scolaresche!». S'indigna Maurizio Crovato, consigliere comunale fucsia e grande appassionato di storia di Venezia, per la fine fatta da questa collezione di macchine del 500, che fu acquistata dal Comune nel 95, proprio per farne un museo-laboratorio, ma che di fatto è abbandonata in uno dei padiglioni della Marina all'Arsenale. Era stato lo stesso Renzo Inio, ultimo corder di Venezia, 85 anni tra pochi giorni, a lanciare un appello, dalle pagine del Gazzettino, perché le sue macchine fossero salvate dall'oblio. «Quello che avrei voluto era far vedere ai giovani come si lavorava una volta. Quelle macchine potrebbero ancora funzionare. Ma dopo tanto interesse, sono state dimenticate. Sono una proprietà del Comune, la mia richiesta è che faccia qualcosa» aveva chiesto.
Immediata la risposta di Crovato, che quelle macchine aveva visto in funzione quando la corderia era ancora in attività, alla Giudecca, rifornitrice di fiducia di Actv, Acquedotto, Enel, Teatro La Fenice. «Uno spettacolo: sembravano uscite dal medioevo - ricorda - Qui abbiamo un bene immateriale e uno materiale da salvare. C'è la cultura dei corderi e ci sono questi manufatti straordinari che risalgono al 500 e potrebbero avere ben altra vita. Ora chiederò alla commissione cultura di organizzare una visita sia al padiglione del ferro, che ospita questi manufatti, sia al museo di Storia navale, che non mi pare sia all'altezza di una città marinara come Venezia». Crovato ricorda come oggi i «musei possano essere più virtuali che reali. Noi abbiamo la fortuna di avere anche tanto reale, ma non sappiamo valorizzarlo o addirittura lo lasciamo chiuso nei magazzini! Anche il padiglione delle navi, del museo navale, è chiuso per lavori da tempo. Quanto alle macchine della corderia Inio, sono inaccessibili, all'interno del padiglione del ferro. E attenzione: basta un'invasione di tarme per rovinare tutto».
Ecco, dunque, l'idea di un sopralluogo sul posto da parte della commissione cultura che vuole essere solo il «primo atto» per sollecitare un cambio di direzione. «Il museo di storia navale non può essere lasciato in queste condizione - conclude Crovato -. In giro per l'Europa ci sono fior di musei dedicati alla tradizione marinara. Possibile che una città come Venezia, con la sua storia, non abbia un museo degno di questo nome?».
R. Br.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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