Condomini abbandonati, un altro maxi-sgombero

Mercoledì 13 Ottobre 2021
Condomini abbandonati, un altro maxi-sgombero
LOTTA AL DEGRADO
MESTRE Quindici giacigli e un allacciamento del tutto abusivo all'elettricità del cantiere. Segno che gli scheletri dei tre palazzoni in costruzione in via Sansovino sono tornati a essere rifugio per senzatetto e sbandati. Non un rifugio di sola fortuna ma qualcosa di più dal momento che era stata - in un qualche modo - tirata la corrente dal cantiere per la costruzione dei palazzi.
A scoprirli sono stati gli agenti della polizia locale di Venezia durante uno dei tanti servizi del progetto di rigenerazione urbana Oculus, che ha come obiettivo restituire alla legalità zone spesso dimenticate. Con loro anche il curatore fallimentare che ha annunciato l'intenzione di mettere ancora di più in sicurezza gli scheletri del palazzoni all'angolo con viale San Marco, ormai un problema cronico nella lotta al degrado.
IL PRECEDENTE
Perché i quindici giacigli scoperti ieri dagli agenti del servizio si Sicurezza urbana, coordinati dal commissario capo Gianni Franzoi, arrivano a poco più di un anno dal precedente blitz della polizia locale che nell'estate 2020 quando erano state trovate sette persone che dormivano negli spazi della costruzione, troppo spesso abbandonata al proprio destino. L'area era stata recintata ma il fatto che fosse tornata vuota aveva richiamato altri sbandati: nel blitz di ieri mattina non sono state trovate persone all'interno, solo letti e quanto serve per organizzare un rifugio.
CONSIGLIO COMUNALE
Sull'area e sul suo destino il consigliere comunale Marco Gasparinetti (Terra&Acqua) ha depositato un'interrogazione scritta all'assessore alla Sicurezza, Silvana Tosi, chiedendo «cosa intende fare (...) al fine di dare risposta alle legittime preoccupazioni dei residenti, che chiedono di affrontare in maniera strutturale e non episodica i problemi di igiene, sicurezza e ordine pubblico qui rappresentati».
L'interrogazione firmata dal consigliere Gasparinetti punta a capire, anche, se «il curatore fallimentare o altri soggetti sono stati resi edotti del furto di energia elettrica perpetrato all'interno dell'area in oggetto, fermo restando che trattasi di reato perseguibile anche d'ufficio».
Nicola Munaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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