Comisso, il Veneto nel cuore

Martedì 22 Gennaio 2019
Comisso, il Veneto nel cuore
L'ANNIVERSARIO
C'è una memoria sterile e una memoria utile. Poi c'è il ricordo. Che è una cosa più lieve, che si può percepire passando il ponte di San Francesco o addentrandosi per i Buranelli nel cuore di Treviso. Comisso è entrambe le cose: memoria e ricordo. Per il ricordo c'è la città, ci sono i ritratti di Parise, di Arbasino, di Montale, di Guido Piovene. Per la memoria c'è il premio Giovanni Comisso. Sono 50 anni che lo scrittore trevigiano se n'è andato: lui che aveva conosciuto le trincee, i mari e i viaggi transcontinentali, alla fine aveva voluto invecchiare nella campagna di Zero Branco, tra ingenue manie e tramonti di pianura. Di vera dimenticanza Comisso non ha mai sofferto: i suoi amici, quasi come in un lied schubertiano, ne hanno intessuto la permanenza.
«Fondammo l'Associazione ricorda Neva Agnoletti, presidente onorario dell'associazione Amici di Comisso nel decennale della scomparsa di Comisso perché la sua opera, la sua scrittura, che tanto ci aveva nutrito e nella quale ci specchiavamo, rimanesse attuale e sempre viva nell'interesse dei lettori».
LA BIOGRAFIA
Giovanni Comisso era nato a Treviso il 3 ottobre 1895. Dopo gli studi classici arriva la fascinazione per l'interventismo. Ecco la guerra e, nel 1920-21, l'impresa fiumana. «Giovanni carissimo, ormai ci siamo, come dici tu! Ma coraggio, vedrai che tutto andrà bene e la fede e l'entusiasmo di tutti voi, valorosi che difendete con tanto ardore la patria, avranno l'adeguata ricompensa e ritornerete tutti vittoriosi in seno alle vostre famiglie che vi seguono e vi benedicono col pensiero e col cuore. Non essere vigliacco durante la lotta, ma non essere neanche fra i più audaci ed imprudenti».
Così la madre Claudia Salsa, erede di una blasonata famiglia veneta, scrive nel giorno della partenza per il fronte. Giovanni Comisso, bocciato agli esami di maturità nel dicembre 1914 si era arruolato come volontario di un anno nel 3° Genio Telegrafisti di stanza a Firenze. La dichiarazione di guerra dell'Italia all'Austria il 24 maggio 1915 vanifica i suoi progetti. Il futuro scrittore viene mandato con la sua Compagnia del 3° Genio Telegrafisti a Cormons, e in seguito, dal settembre 1916, nella vicina San Giovanni di Manzano, sempre sul fronte del Isonzo, e sempre nelle retrovie. Di lì ha inizio un intenso carteggio con la madre, che rispecchia il sentimento dominante sulla guerra: dall'entusiasmo futurista dell'inizio, alla disillusione. Finita la parentesi bellica rientra a casa e subito riparte per laurearsi in legge a Siena. Si arriva così alle prime prove di giornalismo a Genova, poi il trasferimento a Milano dove diventa libraio per passare al commercio d'arte a Parigi.
VERSO LA LETTERATURA
Sono gli anni in cui emerge con prepotenza il talento del giovani provinciale: iniziano i viaggi come inviato speciale, che diventeranno prima reportage (per Solaria, Il mondo Corriere della Sera, Il Giorno, Il Gazzettino) e poi volumi come Questa è Parigi, Donne gentili e Amori d'oriente, Un italiano errante per l'Italia e Viaggi felici. Nel 1955 a Comisso viene conferito un premio Strega nel 1955 con Gente di Mare. Trent'anni prima, nel 1932, con i guadagni delle corrispondenze dall'Oriente, aveva acquistato una casa in campagna a Zero Branco. «Benchè amasse testardamente quel Veneto opulento, come una grande macrocittà umana e completa - spiega lo storico della letteratura Rolando Damiani - Comisso raccontò ad un'intera generazione il mondo con i suoi grandi reportage». In realtà la sua cifra fu sempre, come sottolineò Zanzotto, un edonismo di tipo geografico. «Io vivo di paesaggio, riconosco in esso la fonte del mio sangue. Penetra per i miei occhi e mi incrementa di forza. Forse la ragione dei miei viaggi per il mondo non è stata altro che una ricerca di paesaggi», affermava Comisso.
IL PREMIO ALLA MEMORIA
Nel 1944, perduta per un bombardamento aereo la casa di Treviso, vendette la casa di campagna per acquistarne una nuova nella città. Il mondo divenne il suo salotto. E il Premio Comisso, nato nel 1979, a dieci anni esatti dalla sua morte, fu una semplice estensione di quel ragionare arguto e placido su letteratura, biografia e attualità, che si teneva nelle stanze comissiane. Quarant'anni di vita e romanzi come L'eleganza è frigida di Parise, Piccoli equivoci senza importanza di Antonio Tabucchi, Il lungo freddo di Miriam Mafai, Le maschere di Luigi Malerba e Le stagioni di Giacomo Mario Rigoni Stern: il premio letterario trevigiano è stato il trampolineo per alcuni dei grandi romanzieri di fine secolo. Oggi il premio Giovanni Comisso, presieduto da Ennio Bianco, cerca di cambiare pelle, di combinare tradizione e progresso, di farsi 2.0 mantenendo quella colloquialità che è il suo tratto più speciale. Fedele alla linea: provinciale, ma con lo sguardo aperto, legato alla terra, ma curioso del mondo. Un blog, la nuova edizione delle opere a cura della Nave di Teseo di Elisabetta Sgarbi, ma soprattutto l'intera digitalizzazione dell'archivio comissiano.
L'ARCHIVIO DIGITALIZZATO
Taccuini, vecchie cartoline, fotografie, immagini della città. 16 mila frammenti, patrimonio immateriale fragilissimo, stivato in 23 faldoni che verranno depositati nella memoria aerea. Se la carta si assottiglia, il cloud resiste. Poi eventi speciali sull'avventura fiumana, e il testardo recupero di ogni pagina comissiana. Anche di una vecchia matrice recuperata pochi mesi fa nella Napoli ipogea. Sarà la nostra stele di Rosetta esultava l'associazione. Lunedì scorso però, a palazzo Giacomelli nel cuore della città, in molti avevano un appuntamento improrogabile. Salutare Comisso, che 50 anni prima, in un salotto del centro di Treviso aveva chiuso per sempre gli occhi: omosessuale discreto, epicureo convinto, circondato dall'affetto di molti, aveva scelto una vita nel suo Dna, decidendo, alla fine, di circoscrivere tutto il mondo in un metro quadro. Vestale del ricordo organizzato insieme ad Unindustria, la scrittrice Isabella Panfido. Ho cercato in filigrana-spiega- una figura che restituisse maggiore autenticità all'uomo Giovanni Comisso, dietro alle mezze verità dell'autobiografia che, come ogni opera del genere, disegna l'immagine che l'autore vuole dare di sé. Meno guascone e più consapevole emerge un Comisso meditato, intuitivo. Che, a dispetto della maschera di vitalismo spesso indossata, ha come stabile compagna la malinconia.
Elena Filini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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