Come eravamo, l'insolita Venezia da cartolina

Sabato 28 Luglio 2018
Come eravamo, l'insolita Venezia da cartolina
LA STORIA
Non c'è dubbio, sono tutte immagini da cartolina. Una Venezia bella, bellissima, fatta di sfumature e di panorami; di calli e campi, di palazzi e chiese. E soprattutto tanti scorci. Una gondola che solca sonnolenta il rio dei Mendicanti; un'altra che si affaccia sul Bacino di San Marco con due gondolieri, a poppa e a prua, sullo sfondo di San Giorgio Maggiore o di Palazzo Ducale. Due popolane in primo piano che guardano l'orizzonte della laguna; altre immortalate che camminano con la gerla sulle spalle. A metà strada tra il romantico e l'artigianale. Insomma, tutto un mondo in una foto - in una cartolina postale - che arrivava agli zii, ai genitori, agli amici. Tutte perfettamente conservate in ampi bustoni, alcune con tanto di francobollo del Regno del Lombardo Veneto; di Re Umberto I o di Vittorio Emanuele III; a colori o prevalentemente in bianco e nero, anche se non mancano le riproduzioni a stampa, soprattutto nelle immagini più antiche.
LA RACCOLTA
Benvenuti tra le 6602 cartoline donate nel giugno scorso alla Fondazione Cini di Venezia dalla collezione di Bruno De Blasi e altri anonimi collezionisti che, con uno sguardo molto particolare, ovviamente molto autocelebrativo, raccontano la storia di una Venezia popolare. Ed esempio calzante di questa vicinanza al popolo sta soprattutto nelle immagini stampate all'indomani del crollo del Campanile di San Marco (14 luglio 1902) dove da più inquadrature si vedono i mattoni precipitati e la Marangona a terra sui masegni. Cartoline che - ahinoi - non sempre riportano la data di emissione. In alcuni casi è facile risalire al periodo per il francobollo appiccicato oppure perché ritrae un paesaggio che poi negli anni è stato modificato. Alcune immagini, forse quelle che - ovviamente - venivano ritenute più preziose, perché realizzate da professionisti o botteghe artigiane del tempo, riportano addirittura la firma del fotografo o dell'editore come Paolo Brasolin o lo svizzero Carl Kunzli, che utilizzavano tecniche di stampa differenti dalla fotocromia alla stampa al bromuro.
OPERE D'AUTORE
Ma ci sono soprattutto i fotografi: nomi importanti come Carlo Naya e Tomaso Filippi, oppure illustrazioni realizzate da artisti del tempo come il pittore Raffaele Tafuri. Tutte personalità che offrono una originale testimonianza sulla storia di Venezia, della sua civiltà di fine Ottocento e metà Novecento, e della sua laguna. E se l'atmosfera che appare da queste cartoline è per di più edulcorata: allegra, triste o malinconica, ma quello che emerge da queste fotografie diventate saluti fraterni; un caro pensiero dalla città più bella del mondo oppure cara Maria sono appena arrivato e spero di rivederti presto come è indicato in alcuni commenti, è lo spaccato di una città d'acqua vivace, industriosa, che guarda con attenzione e sollievo al suo futuro. A questo ci pensano soprattutto le cartoline che reclamizzano alberghi, ristoranti, locande, trattorie, osterie, ma anche istituti di studi, collegi per ragazzini, aziende, fabbriche e botteghe di artigiani. E infine ci sono anche quelle che ricordano gli eventi: la Regata storica in Canal Grande; la processione ai Frari; l'adunata militare a San Marco. Emerge un tessuto sociale vivo fatto di impiraresse (infilzatrici di perle) che si mettono in mostra per farsi pubblicità e allo stesso tempo per raccontare Venezia; becheri che mettono in mostra la loro merce, vetrerie grandi e piccole, nobili e meno nobili che, attraverso la cartolina, presentano i loro articoli: il vaso, contenitori di varia fatture, oggetti artistici, ma anche utensili di uso quotidiano. E si fanno pubblicità con le cartoline anche antiquari e falegnamerie.
LA RICERCA
Certo, un mondo scomparso (parzialmente) visto con gli occhi di oggi, ma che rivela la vita di cento anni fa. E a poco a poco diventeranno anche oggetto di studio. La Fondazione Cini, subito dopo la loro inventariazione e catalogazione, metterà ancor meglio a disposizione questo materiale che non solo potrà consentire studi sull'iconografia popolare di Venezia e sul culto collettivo di questa città a cavallo tra Otto e Novecento, ma permetterà anche ricerche di approfondimento urbanistico per comprendere eventuali trasformazioni del paesaggio (basti pensare all'area dell'attuale stazione Ferroviaria o di Piazzale Roma visto che sono conservate numerose fotografie prima degli abbattimenti), ed infine permetterà, con un lavoro certosino, di comprendere lo sviluppo del tessuto economico della città d'acqua e come le aziende artigianali o di prima industria erano distribuite sul città d'acqua. E non manca nemmeno l'idea di fare una grande mostra con le immagini più significative. Un'ulteriore occasione per rendere omaggio ai nostri antenati. Anche attraverso le cartoline.
Paolo Navarro Dina
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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