Colpo di scena al processo: non ci fu stupro

Giovedì 23 Maggio 2019
PIEVE DI CADORE
Dietrofront del consulente della Procura in aula, che insinua il dubbio sulla presunta vittima di violenza sessuale, e l'imputato viene assolto. È finito così, ieri pomeriggio in Tribunale a Belluno, il processo che vedeva alla sbarra un 28enne di Dolo che si era ritrovato nei guai per violenza sessuale a una minorenne dopo una festa di laurea in Cadore. Era il 4 dicembre 2016 e la serata si svolse a Nebbiù. Il processo si è giocato sul consenso o meno dato dalla ragazza, all'epoca 16enne. Un particolare dirimente affinché ci fosse reato. Secondo l'accusa avrebbe acconsentito solo ai preliminari, baci e rapporti non completi. Ma poi si addormentò, avendo bevuto molto, e il 28enne veneziano ne avrebbe approfittato. Secondo la difesa invece la giovane era consenziente ma poi, colta sul fatto dalla mamma, avrebbe sostenuto quella bugia.
Ieri il colpo di scena: la deposizione della consulente della Procura, Laura Pria, che è arrivata in aula a conclusioni diverse da quelle sostenute prima: «La ragazza non è capace di testimoniare». A quel punto il pm Simone Marcon non si è arreso: «I miei consulenti mi abbandonano», ha esordito nella sua requisitoria. «Non ho capito perché non sarebbe capace di testimoniare», e ha chiesto la condanna a 3 anni e mezzo. La famiglia aveva chiesto un risarcimento di 10mila euro per i genitori e quanto ritenuto di giustizia per la ragazza. Il processo era partito d'ufficio su segnalazione della psicologa. La difesa, con gli avvocati Michele Zatta e Damiano Beda di Venezia, ha sollevato tutti gli aspetti della presunta sessualità libera della ragazza. E alla fine il collegio di giudici ha assolto il 28enne «perché il fatto non sussiste».
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