Clan dei Casalesi, il capo Bonanno: «Non ho mai ucciso»

Venerdì 21 Maggio 2021
Clan dei Casalesi, il capo Bonanno: «Non ho mai ucciso»
ERACLEA
Droga e usura di nuovo, ma anche tante amnesie, di scena al processo contro il clan dei casalesi di Eraclea. Con qualche sprazzo di sceneggiata napoletana, come quando Raffaele Buonanno, che passa per essere il vero capo dei Casalesi di Eraclea, chiede la parola dal carcere e in videoconferenza proclama: «Non ho mai ucciso nemmeno una zanzara e quel signore a me non ha mai restituito nemmeno un euro». Buonanno ce l'ha con Fiore Alfonso Adige, che in aula bunker è venuto a raccontare dei prestiti a strozzo che gli avrebbe fatto Buonanno, il quale, peraltro, stando all'ipotesi dell'accusa, partecipava con Luciano Donadio proprio alla anonima usurai che imperversava a Eraclea e dintorni.
VIDEOCONFERENZA
«Non ho mai messo le mani addosso a nessuno, lo giuro», conclude Buonanno obbligando anche il suo avvocato a tagliar corto e a chiudere il collegamento. E subito dopo tocca a un altro napoletano verace come Luigi Criscuolo mettere in scena l'apoteosi dell'amnesia. La frase che pronuncia centinaia di volte è non mi ricordo e per il resto risponde a monosillabi alle domande dei pubblici ministeri Federica Baccaglini e Roberto Terzo. Più che un collaboratore di giustizia quale è Criscuolo pare lo smemorato di Collegno. Non si ricorda praticamente nulla «con tutti i reati che ho commesso nella mia vita si giustifica come faccio a ricordarmi tutto?». Il clan dei Casalesi utilizzava per portare cocaina dalla Campania a Eraclea. Lo hanno preso subito e ancora prima di subito ha deciso di parlare e di raccontare quel che sapeva. Peccato che, dieci anni dopo, non si ricordi più nulla. E questo permette all'avvocato difensore di Raffaele Buonanno, Mauro Serpico, di segnare qualche punto a favore del suo assistito.
LE DIFESE
Poco prima di Criscuolo, l'avvocato Serpico aveva rilevato qualche bug anche nelle indagini svolte dalla polizia. E l'interrogatorio dell'ispettore Rocco Crispino ha offerto il fianco anche alle contestazioni dell'avvocato Federica Cestaro, in difesa dell'ex sindaco di Eraclea, Mirco Mestre, il quale aveva lo studio assieme ad altri due legali di San Donà di Piave e, dunque, fa rilevare l'avvocato Cestaro, quando Antonio Pacifico chiama in studio non è detto che volesse parlare con Mestre. Mestre infatti è un avvocato civilista e a occuparsi di penale erano due colleghi, Drusian e Maino. Ad incaricarli della difesa di Criscuolo, prima di scoprire che stava parlando con la Procura, era stato proprio Pacifico che, assieme a Francesco Verde, aveva incaricato Criscuolo di quella spedizione a Napoli per l'acquisto di cocaina. Pacifico, assicura Criscuolo, gli aveva assicurato che si sarebbe fatto carico del mantenimento della famiglia e delle spese legali nel caso fosse stato arrestato. «E invece mi hanno abbandonato». Da qui la decisione di parlare.
Maurizio Dianese
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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