CINEMA
Sembrano non placarsi mai le polemiche attorno alla Mostra di Venezia

Domenica 19 Agosto 2018
CINEMA Sembrano non placarsi mai le polemiche attorno alla Mostra di Venezia
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Sembrano non placarsi mai le polemiche attorno alla Mostra di Venezia e che ruotano sempre, dal giorno in cui è stato presentato il programma della 75. edizione attorno a quei temi scottanti che riguardano le piattaforme come Netflix e Amazon e le quote rosa. Non a caso le ultime schermaglie arrivano dalla Francia, dal prestigioso Le Figaro dove si accusa il direttore Alberto Barbera nuovamente di sessismo, dopo l'annuncio (a fine luglio) che una sola donna regista è presente nell'elenco dei 21 film in concorso al Lido per il Leone d'oro (ma registe donne ce ne sono in altre sezioni, tuttavia). Si tratta, comunque, dell'australiana Jennifer Kent con The Nightingale.
LA CONCORRENZA
È sempre esistita la rivalità tra Cannes e Venezia, ma la supremazia, fino a poco tempo fa abbastanza netta a favore dei francesi, oggi invece viene messa in forte discussione dalle ultime edizioni della Mostra lidense e tutto ciò sta probabilmente portando i transalpini a una forma di nervosismo palpabile. Ecco dunque che partono nuove attenzioni critiche alla vigilia del festival, che com'è noto inizierà il 29 agosto. D'altronde già nella conferenza stampa di presentazione, il direttore era stato perentorio, non cedendo alle lusinghe di un confronto inutile. Più o meno aveva detto: «Io prendo i film in base alla loro validità non al genere di appartenenza del regista. Non guardo se il film è diretto da un uomo o da una donna: certo il numero delle registe è decisamente inferiore, ma a Venezia saranno presenti opere al femminile nella percentuale che offre il mercato e cioè attorno al 20% della produzione totale. Certo se io dovessi scegliere un film solo perché girato da una donna e per far numero all'interno del concorso, preferirei cambiare mestiere».
I PRECEDENTI
D'altronde varrebbe anche la pena di aggiungere che se le quote rosa devono impossessarsi dei premi in modo sconcertante com'è successo quest'anno a Berlino (imperdonabile Orso d'oro al controverso Touch me not della rumena Adina Pintilie e secondo premio al mediocre Twarz della polacca Magorata Szumowska) o essere presenti in concorso a Cannes con film disonesti e ricattatori come Capharnaüm di Nadine Labaki o impresentabili come Les filles du soleil di Eva Husson, è meglio come dice Barbera lasciare perdere.
Ma la polemica s'infiamma di nuovo con questa lettera aperta sul quotidiano francese e firmata dai più importanti network femminili nella quale comunque si chiede un cambiamento radicale di politica produttiva, aggiungendo come gli studenti di cinema oggi si dividano equamente il numero tra maschi e femmine. Le firmatarie della lettera puntano il dito sul fatto che anche le commissioni che scelgono i film sono generalmente composte da maschi. Insomma la sommossa è vistosa.
I CRITERI
Ma il direttore Barbera non si sente imputato?
«Che dire? Fanno un po' sorridere queste prese di posizione che però sottolineano un problema vero e che riguarda la minore possibilità data alle donne in fase produttiva rispetto ai maschi. Come aveva ben detto anche il presidente della Biennale, Paolo Baratta. Ma prendersela con i direttori dei festival, che sono l'ultimo anello della catena, francamente è sbagliato. Ripeto: io scelgo i film in base alla loro qualità, che è ovviamente soggettiva. Ma non sto lì certo a fare calcoli».
Adriano De Grandis
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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