Caro Direttore,
in Provincia di Belluno ci sono due fatti che mi hanno fatto

Giovedì 31 Ottobre 2019
Caro Direttore,
in Provincia di Belluno ci sono due fatti che mi hanno fatto riflettere. Il primo, i vincoli paesaggistici, imposti dal Governo precedente sui territori di Auronzo e Comelico; il secondo del tutto diverso, riguarda la presenza del lupo nei territori. I vincoli paesaggistici impediscono, per esempio, la costruzione di nuovi impianti sciistici di collegamento tra le valli, e l'aumentata presenza del lupo reca danni ingenti agli imprenditori agricoli che vedono parte del bestiame sbranato durante le razzie notturne. Sul fatto che il territorio debba essere rispettato e che il lupo non possa venir sterminato, posso essere d'accordo; ma credo che debbano essere poste delle priorità. È più importante il rispetto assoluto della natura, o che la popolazione residente possa trovare occasioni di sviluppo e posti di lavoro che conservi la residenza nei loro paesi natali? È più importante tutelare la presenza del lupo, o il lavoro di quegli imprenditori agricoli che hanno scelto di restare nelle loro montagne allevando bestiame? La provincia di Belluno, specie la parte alta, continua a perdere abitanti. Con tutto il rispetto per ambientalisti e animalisti, mi aspetto che venga rispettata la priorità che consenta alla popolazione di rimanere nei loro territori.
Gino De Carli

Caro lettore,
non penso che la tutela dell'ambiente alpino debba essere vista e messa in contrapposizione alla tutela delle condizioni di vita di chi in quell'ambiente ha deciso di vivere. Le due realtà possono e debbono coesistere. Perché ciò accada è necessaria una visione e una politica della montagna che oggi in larga parte manca e che non può certo discendere da estremismi ideologici di chi spesso il mondo alpino l'ha visto solo in cartolina o vissuto come episodico turista. Come diceva Walter Bonatti: «La montagna senza l'uomo è solo un mucchio di sassi». Non bisognerebbe mai dimenticarselo. Nel corso dei secoli l'uomo ha modellato con il suo lavoro e la sua vita il mondo alpino, ne ha fatto un suo possibile habitat. Che non va abbandonato. Perché la montagna non può né morire né diventare un parco giochi, ma deve restare un mondo vitale. Da difendere. Dagli eccessi e dalle invasioni, ma anche da quelli che Reinhold Messner ha definito i ciechi integralismi. I no assoluti a nuovi impianti sciistici, quando questi rappresentano la condizione vitale per una valle, sono un errore e una condanna. Ma al tempo stesso è sbagliato non accettare, pur con le limitazioni necessarie, il ritorno della fauna selvaggia sui monti. Chi va in montagna sa che spesso la fatica più grande è fermarsi, accettare i propri limiti. Ecco oggi forse abbiamo bisogno proprio di questo: fermarci e sul presente e sul futuro di questo straordinario patrimonio che sono le terre alte.
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