Caputo e gli spazi bianchi

Giovedì 22 Agosto 2019
Caputo e gli spazi bianchi
IL FILM
È un omaggio ad un grande scrittore. Un testimone del nostro tempo. E le sue parole sono ancora oggi attuali. Diceva: «Tutto è scritto negli spazi bianchi, tra una lettera e l'altra. Il resto non conta». Nell'ultima pellicola del regista triestino Mauro Caputo, gli elementi del vuoto e dell'assenza si impongono fin titolo: La legge degli spazi bianchi. Il film è stato inserito nella programmazione della sezione delle Giornate degli Autori. Si tratta dell'ultima parte di una trilogia dedicata alla preziosa scrittura di Giorgio Pressburger, scrittore scomparso nel 2017.
IL MITO TRIESTINO
L'assenza si manifesta innanzitutto nella memoria del protagonista, il dottor Fleischmann (interpretato da Fulvio Falzarano), colto da improvvise amnesie. Ma pure un vuoto sentimentale incombe nella sua vita, e già dalle prime immagini rilasciate, si percepisce una fotografia di grande impatto (firmata da Daniele Trani), alla ricerca di essenzialità: l'ambientazione mitteleuropea e dal sapore vagamente decadente della Trieste ripresa ben si accompagna ai simbolici oggetti ricorrenti, come l'orologio da tavolo e la macchina da scrivere, il tempo e la scrittura. Il tema della malattia si sviluppa su un piano reale ma nel contempo onirico, fluttuazione che trova il corrispettivo nelle riprese aeree di Michele Pupo, e nelle astrazioni musicali di Francesco Morosini.
LA LETTERATURA
La legge degli spazi bianchi, prodotto da Vox Produzioni in associazione a Istituto Luce-Cinecittà, che lo distribuirà, segue a L'orologio di Monaco e Il profumo del tempo delle favole: viaggi intrapresi da Caputo assieme a Pressburger, figura di massimo rilievo nel nostro panorama letterario, anche protagonista delle prime due produzioni. Non così per La legge degli spazi bianchi: «Sottoposi a Pressburger la mia sceneggiatura - esordisce Caputo - poco prima della scomparsa nel 2017, la approvò dimostrando entusiasmo per la trasposizione del suo racconto; aveva preferito non comparire in scena per non essere associato al personaggio del dottor Fleishmann, anche se qualche tratto in comune si può in realtà rilevare».
LA RICERCA
La voce fuori campo di Omero Antonutti aggiunge letterarietà al lavoro. Quanto all'ambientazione triestina: «In questo sono avvantaggiato - scherza Caputo - gioco in casa, e ho inserito anche luoghi di grande fascino ma meno noti, come il cimitero ebraico; la stanza nella quale abbiamo girato, è il vero appartamento studio di Pressburger, oggetti e libri sono quelli da lui usati». Ne è nata una pellicola certo non destinata ai circuiti commerciali, in anteprima domenica 1 settembre alle 22 nella Villa degli Autori, quartier generale delle Giornate degli Autori, al Lido di Venezia: «Con soddisfazione - conclude Caputo - abbiamo portato a compimento un lavoro che non cerca di compiacere il pubblico a tutti i costi, ma di favorire riflessioni su temi fondamentali come la vita e la malattia; l'affiancamento dell'Istituto Luce, con il suo bagaglio inesauribile di filmati, ha permesso inoltre di attingere tra questi delle ulteriori suggestioni legate al tempo».
Riccardo Petito
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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