Camorra a Eraclea, il Comune rischia

Sabato 13 Aprile 2019
ERACLEA
Chi pensava che con le dimissioni del sindaco Mirco Mestre si sarebbe evitato definitivamente il rischio di uno scioglimento del Comune per mafia, non aveva fatto i conti con il prefetto (e con la normativa in fatto di enti locali). Arriverà infatti a giorni la delega del Ministero dell'Interno a Vittorio Zappalorto per costituire una commissione d'indagine che avrà il compito di passare al setaccio ogni atto prodotto dall'ultima amministrazione, con attenzione particolare a quelli della giunta. La commissione, composta da tre alti funzionari della pubblica amministrazione (di cui faranno parte anche ufficiali delle forze dell'ordine) avrà tre mesi di tempo per raccogliere ogni informazione utile a stilare una relazione dettagliata che, poi, finirà nelle mani dello stesso prefetto. Zappalorto, dovesse trovare elementi probatori del condizionamento mafioso di qualunque procedura, avrà altri quarantacinque giorni di tempo per convocare un comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica in cui esporre le conclusioni della commissione, e poi inviare una propria relazione al Ministero dell'Interno. Lo scioglimento per mafia, a quel punto, potrà essere disposto dal Presidente della Repubblica appunto su proposta del Ministero dell'Interno.
IL CASO
Le indagini della procura sono servite ad aprire il vaso di Pandora: Mestre, che nel ruolo di avvocato civilista aveva difeso per anni il boss del Veneto orientale Luciano Donadio, aveva vinto le elezioni nel 2016 anche grazie al contributo dei casalesi. «Credimi sono andati a prenderli a casa, arrivavano e li mandavo dentro eh...», raccontava con baldanza lo stesso Donadio, vantando il fatto che era stato proprio il suo centinaio di voti a fare la differenza. Quello che si vuol capire ora, però, e se e come ci sia stato lo scambio per i voti concessi. Se, cioè, Mestre abbia effettivamente ripagato il favore a Donadio e compagnia. «Adesso è andato su il tuo sindaco - spingeva Valeri, uno dei suoi fedelissimi - quando lo trovi digli sindaco mio bello, vienimi un attimo incontro. A Stretti dobbiamo fare due impianti di biogas». Il sindaco, dalle intercettazioni, aveva preso tempo: «Adesso vediamo un attimo, se la cosa...eh...te la facciamo passare». Per l'accusa, però, una volta eletto il primo cittadino «avrebbe fatto tutto quanto nelle sue possibilità, nella sua veste di sindaco», per agevolare le richieste di Donadio e soci. Ed è appunto questo che, ora, dovrà appurare la commissione ministeriale.
IN CARCERE
Mirco Mestre, al momento, è ancora in carcere: arrestato il 19 febbraio, dal 21 marzo si trova in una cella del penitenziario di Tolmezzo. Il suo legale, l'avvocato Emanuele Fragasso, ha presentato richiesta di convertire la misura con gli arresti domiciliari, ma il tribunale del riesame prima e il giudice per le indagini preliminari poi hanno rigettato l'istanza.
Davide Tamiello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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