Calasso, ultima pagina di una vita da sfogliare

Venerdì 30 Luglio 2021
IL RITRATTO
«Il catalogo è un perenne investimento». Così diceva Roberto Calasso qualche anno fa parlando della sua Adelphi, da lui fondata nel 1965 e diretta dal 1971, che ha pubblicato in più di mezzo secolo molti tra libri più belli e preziosi di quegli anni. Tutti letti, scelti, confezionati da lui, con uno stile inconfondibile, a cominciare dai famosi risvolti per molto tempo scritti di propria mano. Ed è una singolare coincidenza che ieri, nel giorno in cui Calasso è morto a Milano a 80 anni (li aveva compiuti il 30 maggio) e tutto il mondo della cultura, dal ministro Dario Franceschini al presidente dell'Aie Ricardo Franco Levi, ne piangeva unanime la perdita, quel catalogo si arricchisse di due sue nuove perle. Una sorta di testamento spirituale, un ultimo memento a proseguire su questa via, a non disperdere l'ineguagliabile patrimonio. Il primo, Memè Scianca, è un delizioso libro di memorie in cui Calasso, grande lettore della Recherche, insegue la madeleine nella Firenze dell'occupazione nazista, con l'eco dell'assassinio di Giovanni Gentile e i primi confusi ricordi quando i libri cominciano a prendere il posto dei giochi infantili. Il secondo si chiama Bobi e Bobi è proprio lui, Roberto Bazlen, il grande intellettuale triestino che non scriveva ma che leggeva e scopriva i libri giusti e sapeva guidare scrittori e editori. Proprio alla sua ombra nacque il primo nucleo dell'Adelphi, dove il giovanissimo Calasso aveva accanto Luciano Foà appena uscito dalla Einaudi. Il segreto della formula era in un fondo di rapporti personali consolidatosi con gli anni e in un culto geloso e aristocratico del libro.
LA SOMMA
Calasso sosteneva che «La casa editrice come forma è una somma di oggetti cartacei che messi insieme possono anche essere considerati come un unico libro». Tra i tanti autori lanciati basti citare Hesse e Roth, che diventò la passione dei giovani dell'ultrasinistra, la prima tiratura del Profeta muto fu di 30mila copie. Tra i grandi successi, L'insostenibile leggerezza dell'essere e tutta l'opera di Kundera, la scelta controcorrente di pubblicare la sterminata opera di Simenon, il caso de La versione di Barney di Mordecai Richler. Editore di grande raffinatezza e talento intuitivo, Calasso sceglieva autori che in Italia, pur essendo stati pubblicati, avevano avuto pochissimo successo. Tra questi, Anna Maria Ortese, che con Il cardillo addolorato del 1993 rimase in classifica per molte settimane. Una sua scoperta è anche Guido Morselli, che pubblicò postumo dopo i numerosissimi rifiuti di altri editori. Ma accanto all'editore, e in profonda sintonia con i suoi gusti, ecco lo scrittore. Undici volumi, a partire da La rovina di Kasch che ha al centro la figura di Talleyrand e una teoria del sacrificio. Più di cinquemila pagine che attraversano varie epoche, dall'India dei Veda alla Praga di Kafka. Impossibile in questa occasione ricostruire l'itinerario narrativo complesso e nello stesso tempo unitario e coerente che porta Calasso a intrecciare le storie che si diramano da un sogno di Baudelaire all'universo nero di Tiepolo. Ma certo la letteratura per lui è una esperienza totale che offre a chi la pratica infinite possibilità. E polemizzava con chi alza oggi lo stendardo di una letteratura più minimale. «Gli scrittori più notevoli non lasciano che molto filtri verso l'esterno, se non sotto la forma di interviste prodighe di enunciati sullo stato del mondo, avare invece di considerazioni sullo stato della letteratura. La capacità di ammirare, che è il presupposto della vita letteraria, non può che appassire».
Renato Minore
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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