IN SCENA
Dopo i focus sulla regia al femminile e sul rapporto attore-performer, l'edizione 2019 della Biennale Teatro approfondisce il percorso Drammaturgie, un titolo «volutamente lasciato al plurale chiarisce il direttore Antonio Latella - perché crediamo che, nel ventunesimo secolo, siano tante e differenti le drammaturgie per la scena e per tutto ciò che riguarda lo spettacolo dal vivo».
IL PROGRAMMA
Il programma del 47. Festival Internazionale del Teatro - a Venezia dal 22 luglio al 5 agosto - è nel segno di Heiner Müller, autore osannato eppure controverso con il quale si confrontano Oliver Frljic, autore di una graffiante messinscena di Mauser, e Sebastian Nübling, che realizza The Hamletmachine con l'Exile Ensemble. Nübling lavora anche sull'autrice cult Sibylle Berg in The so-called outside means nothing to me, premiato da Theater Heute nel 2014. La australiane Susie Dee (regista) e Patricia Cornelius (drammaturga) arrivano in Italia con due lavori non facili - Shit e Love - costruiti sulle macerie del degrado morale e votati ad una critica sociale al femminile. E forte del successo internazionale del Macbettu di Teatropersona, Alessandro Serra scava in un classico del teatro come Il giardino dei ciliegi di Cechov. Per l'Italia, i Quotidianacom lavorano su battute folgoranti e siparietti surreali, mentre Lucia Calamaro presenta a Venezia il suo nuovo Nostalgia di Dio. Il regista-autore Pino Carbone propone due lavori ispirati a fiaba e mito, oltre alla novità Assedio che porta Cyrano de Bergerac alle porte di Sarajevo.
LA SCRITTURA SCENICA
Lavorando sui nuovi linguaggi di scrittura scenica, la Biennale Teatro dà spazio al tedesco-olandese Julian Hetzel (arti visive e musica), alla belga Miet Warlop, che esplode il multimediale in Mystery Magnet, e all'ensemble di teatro musicale Club Gewalt da Rotterdam, che gioca tra Monteverdi e Bowie, Wagner, Skrjabin e Kaynee West, Warhol e Duchamp. Il Festival ospita inoltre la cilena Manuela Infante con gli esilaranti spettacoli non antropocentrici Estado Vegetal, sull'intelligenza delle piante, e Realismo, ispirato al realismo speculativo che stravolge le gerarchie degli oggetti. In chiusura il Festival accoglie Jens Hillje, premiato con il Leone d'oro alla carriera come drammaturgo e come condirettore del Gorki Theater, oggi fulcro della nuova scena berlinese.
IL PUBBLICO DEL FUTURO
L'apertura del Festival è con la drammaturgia destinata al teatro-ragazzi, «nata per creare un nuovo pubblico, crescerlo e proteggerlo dall'ovvietà», rimarca Latella. E dalla scena più giovane viene quest'anno il Leone d'Argento, l'olandese Jetse Batelaan che il 22 luglio presenta i visionari War e The Story of the Story. «Lavorare per un pubblico di ragazzi e adolescenti è una scelta spiega il regista - A un certo punto della mia carriera ho deciso di dedicarmi a loro, non per una ragione precisa, ma per il desiderio di avere meno regole». Il teatro per ragazzi è stata dunque una scelta di libertà. «Quando lavori per il pubblico adulto devi avere un maggiore controllo, mentre con i bambini puoi sperimentare spiega Mi piace coinvolgere lo spettatore e dargli un ruolo, spingendo sul conflitto tra quello che appare in scena e chi guarda. E dato che il pubblico è parte integrante del mio lavoro, i bambini sono più espressivi perché non si imbarazzano». Batelaan mira dunque a creare una comunità che esca dagli schemi, mescolando le generazioni e gli ambienti sociali. «Mi piace provare in scena cose che sembrano impossibili. I ragazzi hanno la mente più aperta, ma anche gli adulti poi superano l'imbarazzo e le rigidità. Io però specifico sempre che faccio teatro per i bambini, non per stare negli schemi ma per esser libero di rompere i cliché con le mie provocazioni che cercano qualcosa di diverso da quello che tutti possono immaginare».
Giambattista Marchetto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA Dopo i focus sulla regia al femminile e sul rapporto attore-performer, l'edizione 2019 della Biennale Teatro approfondisce il percorso Drammaturgie, un titolo «volutamente lasciato al plurale chiarisce il direttore Antonio Latella - perché crediamo che, nel ventunesimo secolo, siano tante e differenti le drammaturgie per la scena e per tutto ciò che riguarda lo spettacolo dal vivo».
IL PROGRAMMA
Il programma del 47. Festival Internazionale del Teatro - a Venezia dal 22 luglio al 5 agosto - è nel segno di Heiner Müller, autore osannato eppure controverso con il quale si confrontano Oliver Frljic, autore di una graffiante messinscena di Mauser, e Sebastian Nübling, che realizza The Hamletmachine con l'Exile Ensemble. Nübling lavora anche sull'autrice cult Sibylle Berg in The so-called outside means nothing to me, premiato da Theater Heute nel 2014. La australiane Susie Dee (regista) e Patricia Cornelius (drammaturga) arrivano in Italia con due lavori non facili - Shit e Love - costruiti sulle macerie del degrado morale e votati ad una critica sociale al femminile. E forte del successo internazionale del Macbettu di Teatropersona, Alessandro Serra scava in un classico del teatro come Il giardino dei ciliegi di Cechov. Per l'Italia, i Quotidianacom lavorano su battute folgoranti e siparietti surreali, mentre Lucia Calamaro presenta a Venezia il suo nuovo Nostalgia di Dio. Il regista-autore Pino Carbone propone due lavori ispirati a fiaba e mito, oltre alla novità Assedio che porta Cyrano de Bergerac alle porte di Sarajevo.
LA SCRITTURA SCENICA
Lavorando sui nuovi linguaggi di scrittura scenica, la Biennale Teatro dà spazio al tedesco-olandese Julian Hetzel (arti visive e musica), alla belga Miet Warlop, che esplode il multimediale in Mystery Magnet, e all'ensemble di teatro musicale Club Gewalt da Rotterdam, che gioca tra Monteverdi e Bowie, Wagner, Skrjabin e Kaynee West, Warhol e Duchamp. Il Festival ospita inoltre la cilena Manuela Infante con gli esilaranti spettacoli non antropocentrici Estado Vegetal, sull'intelligenza delle piante, e Realismo, ispirato al realismo speculativo che stravolge le gerarchie degli oggetti. In chiusura il Festival accoglie Jens Hillje, premiato con il Leone d'oro alla carriera come drammaturgo e come condirettore del Gorki Theater, oggi fulcro della nuova scena berlinese.
IL PUBBLICO DEL FUTURO
L'apertura del Festival è con la drammaturgia destinata al teatro-ragazzi, «nata per creare un nuovo pubblico, crescerlo e proteggerlo dall'ovvietà», rimarca Latella. E dalla scena più giovane viene quest'anno il Leone d'Argento, l'olandese Jetse Batelaan che il 22 luglio presenta i visionari War e The Story of the Story. «Lavorare per un pubblico di ragazzi e adolescenti è una scelta spiega il regista - A un certo punto della mia carriera ho deciso di dedicarmi a loro, non per una ragione precisa, ma per il desiderio di avere meno regole». Il teatro per ragazzi è stata dunque una scelta di libertà. «Quando lavori per il pubblico adulto devi avere un maggiore controllo, mentre con i bambini puoi sperimentare spiega Mi piace coinvolgere lo spettatore e dargli un ruolo, spingendo sul conflitto tra quello che appare in scena e chi guarda. E dato che il pubblico è parte integrante del mio lavoro, i bambini sono più espressivi perché non si imbarazzano». Batelaan mira dunque a creare una comunità che esca dagli schemi, mescolando le generazioni e gli ambienti sociali. «Mi piace provare in scena cose che sembrano impossibili. I ragazzi hanno la mente più aperta, ma anche gli adulti poi superano l'imbarazzo e le rigidità. Io però specifico sempre che faccio teatro per i bambini, non per stare negli schemi ma per esser libero di rompere i cliché con le mie provocazioni che cercano qualcosa di diverso da quello che tutti possono immaginare».
Giambattista Marchetto
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