Biennale, l'ipotesi proroga per Baratta

Giovedì 21 Novembre 2019
CULTURA E POLITICA
Il mandato del presidente della Biennale di Venezia, Paolo Baratta, scadrà il 20 gennaio 2020, ma il totonomine è già cominciato. L'ultimo atto rilanciato dalla bibbia delle indiscrezioni, il sito Dagospia, è l'ipotesi di una proroga di un anno. «Impossibile», aveva detto al riguardo Baratta il giorno dopo la conclusione della Mostra del cinema. Era l'8 settembre. Ma, appunto, erano due mesi e mezzo fa. Oggi, forse, la proroga potrebbe anche essere presa in considerazione. Se non fosse che è necessaria una modifica normativa. Il Pd potrebbe sostenerla, del resto a volere Baratta ancora al vertice della prestigiosa istituzionale culturale era stato Dario Franceschini, ministro ieri e ministro oggi. Parole di elogio nei confronti di Baratta sono arrivate anche da Luigi Brugnaro, sindaco civico di Venezia sostenuto dal centrodestra e dal governatore leghista del Veneto, Luca Zaia. Insomma, un apprezzamento bipartisan per il lavoro fatto in questi anni, con la Biennale sempre più punto di riferimento internazionale in tutte le sue sezioni, a partire dal Cinema che tiene testa a Cannes. Ma il punto è: il Movimento 5 Stelle sarebbe disposto a sostenere, prima in Consiglio dei ministri e poi in Parlamento, una proroga dell'incarico?
GLI INCARICHI
Paolo Baratta è arrivato in Biennale nel 1998 ed è stato presidente fino al 2002. Dieci anni dopo è stato richiamato in laguna e al termine dei due mandati consecutivi - 2008-2011 e 2012-2015 - non essendone contemplato un terzo, in piena estate 2015 venne consentito un ulteriore incarico, 2016-2020. Ma servì una legge per farlo. Ora, se si volesse dare un altro mandato pieno a Baratta - e sarebbe il quinto - oppure anche solo prorogargli di un anno l'incarico, in ogni caso servirebbe una legge. O anche solo un articolo, magari all'interno della legge di Bilancio quando dal Senato passerà alla Camera, oppure in un eventuale Milleproroghe. Ma se il sostegno del Pd viene dato per scontato, non altrettanto si può dire del M5s.
Baratta, due mesi fa, aveva escluso la proroga: «Alcuni anni fa - aveva detto al termine della Mostra del cinema - è stata approvata una legge che consente agli amministratori della Biennale di nominare i direttori artistici delle varie sezioni un anno oltre scadenza del Cda dell'ente, onde evitare una tradizionale malattia della Biennale, direi la più grave: quella dei ritardi nelle nomine dei direttori». Dunque, proroghe del presidente per un anno «sarebbero incompatibili con la legge che punta a garantire continuità dei direttori». Adesso potrebbero fargli cambiare idea, ma, appunto, serve sempre una legge.
Quanto al totonomi, il sito lettera43 ripreso da Dagospia ha messo in campo Evelina Christillin, regista delle Olimpiadi torinesi e poi presidente del Teatro Stabile di Torino e ora dell'Enit, l'architetto Stefano Boeri e il presidente dell'Istituto Luce Roberto Cicutto, mentre il senatore forzista Francesco Giro aveva già proposto l'ex ministro Massimo Bray. Tutti nomi prestigiosi. Che non si sa se buttati nella mischia per essere sostenuti o bruciati.
Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci