Berlino, una danza di corpi Pedicini punta sulla Fede

Giovedì 27 Febbraio 2020
Berlino, una danza di corpi Pedicini punta sulla Fede
CINEMA
I Guerrieri della Luce hanno una missione: salvare il mondo, quando arriverà la battaglia contro il Male. Per prepararsi vivono asserragliati da 20 anni in un bunker claustrale, lontani da tutto: un monastero tra le colline marchigiane. Sono fedeli cristiani e hanno un passato in comune: le arti marziali. Trascorrono le giornate tra preghiere e allenamenti massacranti. Vestono solo di bianco.
Valentina Pedicini è una regista brindisina di 42 anni. Di lei si ricordano soprattutto un bel cortometraggio (Era ieri), passato alla Settimana della Critica a Venezia nel 2016 e il successivo Dove cadono le ombre, film di finzione, sempre alla Mostra, l'anno successivo, ma alle Giornate degli Autori. Adesso è a Berlino, anche qui nella Settimana della Critica, un po' dislocata dal cuore della Berlinale, ma comunque ulteriore riconoscimento della sua crescita. Faith (Fede) è il documentario che esplora questo universo di luce oscura, di mura e separazione, di devozione e corpi, affascinante e al tempo stesso sconcertante. Un viaggio che la regista ha intrapreso non senza difficoltà e preoccupazione, ma anche col desiderio di immergersi in una realtà sconosciuta, tutta da scoprire.
NEL BUNKER DEL MONASTERO
Il suo racconto parte da questo: «Avevo girato su di loro una decina di anni fa un corto sportivo e mi sono subito resa conto che non era solo una faccenda di sport, a cominciare dal rapporto tra il Maestro e Laura, una delle donne del gruppo. Sono persone non abituate ad avere più rapporti con il mondo esterno e quando sono arrivata per chiedere se potevo girare il documentario, il Maestro accettò dicendomi che io ero tornata da loro per volontà e scelta di Dio. Potevo sfruttare ovviamente questa idea, ma ho subito chiarito che la volontà era solo mia».
RACCONTARE LA VERITÀ
Un film che è soprattutto una danza di corpi, in rigoroso bianco e nero, spesso lanciati sullo schermo come meteore, non sempre a fuoco, in quell'eterno agitarsi sulla scena. Ancora Valentina: «Volevo raccontare la verità. Ho avuto la sensazione che per il Maestro fosse come una specie di testamento, visto che la comunità è in crisi. Hanno capito il mio guardo neutro, che non volevo prenderli in giro. I bambini hanno una forza straordinaria. Sono gli unici ad avere rapporti con l'esterno. I grandi lavorano nell'orto, prendono cibo in scadenza dai supermercati, hanno degli animali. Non è stato facile girare, stare tra di loro, un rapporto umano bello e feroce. Aspettano una guerra apocalittica».
UN FILM PER CONOSCERSI
Stare con loro, terminare il film ha cambiato molte cose, a cominciare alla percezione che si ha dei Guerrieri: «Sono indubbiamente cambiata anche io. Il film mi ha permesso di conoscerli e conoscermi meglio, anche se ho avuto la conferma di molte idee che mi ero fatta prima di girare. Gli adepti credono più nel Maestro che in Dio, certamente ne subiscono una forte fascinazione. Mi affascina che un uomo dal nulla possa costruirsi una notevole seguito di seguaci». Il film, decisamente interessante, è stato salutato bene qui a Berlino. Ha già dei distributori internazionali, ma nessuno in Italia. Solita piaga.
Adriano De Grandis
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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