Beni in vendita, la Curia fa causa

Martedì 23 Ottobre 2018
Beni in vendita, la Curia fa causa
CHIOGGIA
Il Comune tenta di vendere due edifici che potrebbero non essere suoi. Si tratta dell'ex lazzaretto di San Domenico e dell'ex scuola media Silvio Pellico, già convento dei Filippini. Potrebbero, infatti, rientrare rispettivamente nel novero delle proprietà della parrocchia e dello Stato. La questione è approdata in Tribunale per iniziativa della Curia vescovile. Qualora la Chiesa dovesse ottenere partita vinta, l'amministrazione cittadina (che è solita inserire gli importi derivanti dalle potenziali alienazioni tra le voci attive del proprio bilancio) incasserebbe un duro colpo. La situazione risulta ulteriormente complicata dal fatto che un privato ha già pagato la caparra per ottenere l'edificio e il cortile antistante, nonostante i dubbi sull'effettiva proprietà di San Domenico fossero precedentemente emersi in Consiglio comunale e sommariamente descritti da un articolo pubblicato nel 2012 dal settimanale diocesano.
ANTICA DISPUTA
Il contenzioso affonda le radici negli anni immediatamente precedenti e successivi all'unità d'Italia. Pareva che il convento dei Gesuiti (adibito nel 1911 a lazzaretto, per far fronte ad un'epidemia di colera) fosse stato confiscato loro, nel 1897, in forza alla legge che ordinava la demanializzazione dei beni appartenenti agli ordini religiosi. Tutto sembrava perfettamente definito con quell'atto di imperio, mantenuto secretato sino a pochi anni or sono. Da recenti ricerche archivistiche è, invece, emerso che, all'epoca dei fatti, la Compagnia di Gesù non sarebbe risultata in alcun modo espropriabile del complesso di San Domenico per il semplice motivo che, nel 1897, non ne era affatto proprietaria.
Come avrebbe dunque potuto, lo Stato, ottenere qualcosa da chi in realtà, in qual momento, non ne disponeva a pieno titolo? La paradossale circostanza si sarebbe configurata in seguito al fatto che il regno LombardoVeneto, fedele alla cattolicissima corona asburgica, aveva tralasciato di restituire ufficialmente il convento all'ordine religioso il quale, nel 1798, ne era stato a sua volta privato, con un colpo di mano, dall'amministrazione napoleonica. Ne conseguirebbe, pertanto, che il neonato Regno d'Italia (subentrato agli austro-ungarici), avrebbe decretato un atto nullo. Santuario, convento e cortile non sarebbero, dunque, passati al Demanio, così come tutti davano per scontato fino a poco tempo fa.
I DIRITTI DELLA CHIESA
Uscita di scena la Compagnia fondata da sant'Ignazio di Loyola, benché all'insaputa di tutti, i diritti legittimi sarebbero invece tornati ad essere appannaggio della chiesa locale. La Curia potrebbe ottenere partita vinta anche in virtù di una sentenza della Corte di Cassazione di Firenze, datata 21 luglio 1873, inerente proprio i Gesuiti di Chioggia. Eccome il testo: un'associazione religiosa per essere elevata a persona giuridica abbisogna di duplice concorso della legge ecclesiastica e della legge civile. Epperciò è nulla la donazione fatta ad una corporazione religiosa che anche se sia stata registrata secondo le leggi ecclesiastiche, non sia stata autorizzata e riconosciuta dalla legge civile. Nulla, secondo gli autori della ricerca preliminare all'avvio del contenzioso, cambiò nemmeno con il Concordato del 1929 e nemmeno con la revisione attuata dal Governo Craxi, nel 1984.
Tutti gli atti saranno resi pubblici dallo storico Luciano Bellemo, nel corso di una conferenza che si terrà al museo civico, alle 16,30 del 30 ottobre, nell'ambito del programma dell'Università popolare. Simili presupposti mettono anche in discussione la presunta proprietà comunale della centralissima ex scuola media Silvio Pellico, tuttora in vendita per circa quattro milioni 80 mila euro. Stando alla documentazione recuperata da Bellemo, essa rientrerebbe effettivamente fra le proprietà del Demanio, ma non tra quelle del Comune, così come si credeva.
Il dato emerge dagli atti catastali, suffragati da una deliberazione comunale del 1941. E c'è di più: da alcune clausole dei documenti risulta pure che i padri Filippini residenti nel convento attiguo, benché non proprietari, ne possano tuttora disporre a pieno titolo come usufruttuari a tempo indeterminato. La confusione potrebbe derivare dal fatto che nel 1897, all'epoca delle confische dei beni appartenenti agli ordini religiosi, l'edificio venne concesso in uso al Comune, affinché vi istituisse una scuola tecnica.
Roberto Perini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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