«Belzoni un amore immediato»

Mercoledì 23 Settembre 2020
L'INTERVISTA
Ha scoperto Giovanni Belzoni, il primo degli egittologi, qualche anno fa durante una trasmissione tv al caffe Pedrocchi a Padova, dove l'avevano invitato. Colpito dalla sala egizia ascolto la storia di Belzoni e di Giuseppe Jappelli suo amico, dei templi, dei rituali massonici e una catena di fatti di esoterismo. Quell'uomo mi rimane nel cuore». Marco Buticchi - l'unico romanziere italiano che col suo milione e passa di copie vendute, una quindicina di volumi, sta a fianco di scrittori come Wilbur Smith, Clive Custer, Patrick O'Brian - . colloca il padovano (che ispirò George Lucas, il regista di Indiana Jones) al centro di formidabili avventure. Nel suo ultimo lavoro L'ombra di Iside (499 pagg. Longanesi, 20 euro), non mancano ovviamente l'archeologa Sara Terracini e il suo misterioso marito Oswald Breil sulle tracce di Cleopatra e delle scoperte di Belzoni. Lunedì 28 settembre, alle 18.30, Buticchi sarà sulla piattaforma Zoom della Fiera delle Parole di Padova insieme a Cristina Sartori.
Buticchi, come è nata questa storia padovana ed egiziana?
«Sono riuscito a mettere assieme ai miei investigatori uno dei più noti avventurieri dell'800 e la regina più importante del mondo e i suoi misteri. Quando scrivo leggo 70,80 libri sull'argomento e verifico duemila pagine da internet. Non puoi giocare con la storia. Mai».
Come è singolare l'obiettività nell'avventura.
«Posso far dire quello che voglio ai personaggi finti, ma non quando parla Cleopatra, non quando agiscono Belzoni o sua moglie londinese Sarah, una figura grandissima e poco conosciuta ancora. Donna fortissima, come lo è stata Cleopatra».
È vero che c'è sempre Salgari al suo fianco?
«Salgari è con me ogni volta che tengo la penna in mano: non è vanagloria. Io sono venuto su (Buticchi ha 57 anni, è figlio di Albino Buticchi, già presidente del Milan, ora fa l'albergatore bagnino, ndr) a colpi di romanzi di Salgari. La mia più grossa soddisfazione fu ricevere il premio a lui intitolato».
Eppure Emilio Salgári è guardato un po' storto da molti.
«Ma non si vuole capire che la visione del mondo di Salgari è stata l'impronta per generazioni di italiani, che la storia dei reparti pediatrici passa per i suoi romanzi».
Adesso è diverso ma negli anni 90 lei e sua moglie Maria Consuelo giravate le librerie: tenga questi dieci libri, per favore.
«È andata così: lasciavo i libri in conto vendita. Altrimenti me li riprendevo e via un'altra libreria. Quante cose si imparano così. Per me ha funzionato: un po' di successo col passaparola. Fino all'incontro con l'editore Mario Spagnol».
Sue manie o riti, da scrittore?
«Non finisco mai un romanzo se non ne ho cominciato un altro. Stavolta voglio parlare delle stragi di Ustica e Bologna, (dove ha svolto il ruolo di ufficiale nell'esercito fino al luglio 1980 ndr). Fatti nostri, dolorosi, ancora misteriosi».
Perché è sempre così affascinante l'egittologia? questo è il suo secondo libro sull'argomento.
«Ma perché per noi ogni cosa che è stata fatta dagli egiziani non ha ragione: pensiamo alle piramidi nel deserto. E poi ogni loro cosa è di dimensioni perfette, ogni cosa. Resta forte il mistero che ancora emana l'Egitto; e anche il fatto che tutto o quasi pare sia ancora sommerso. Ogni volta che si scava si scopre la tomba di un faraone. A ben guardare quello che accadde a Belzoni nel 1818: fu il primo, dopo i ladri, e entrare in una piramide, scoprire una tomba, raccontare quello che aveva fatto. L'Egitto è una scoperta infinita».
Cerca aiuti o consigli?
«Faccio tutto da solo poi legge mia moglie Consuelo che fa i disegni per i libri. Ma sia lei che le figlie (lettrici appassionate) ogni tanto si arrabbiano perché faccio ammazzare qualcuno che loro amano. Il solito delirio di onnipotenza dello scrittore».
Pronto per far diventare film i suoi libri?
«Ho un contratto con Hollywood. Vedremo».
Scrittore di successo, milioni di libri eppure vedo che lei insiste sul definirsi bagnino.
«Sono un bagnino. Anche se sto meno sul trespolo adesso, lavoro nel mio albergo a Lerici in Liguria e controllo i bagnanti. E poi rappresento in alcuni organismi nazionali e internazionali la mia categoria».
E come vede la nostra Italia, è stato anche premiato per aver diffuso l'immagine del nostro Paese?
«Non sappiamo raccontarci bene. Calpestiamo la terra più bella del mondo e non capiamo quanto altri vorrebbero avere le nostre cose».
Adriano Favaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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