Battistella il veronese del tango

Giovedì 17 Maggio 2018
Battistella il veronese del tango
IL PERSONAGGIO
Era partito ad appena 14 anni dal suo piccolo paese in provincia di Verona, ai primi del Novecento. E negli anni Venti era riuscito a diventare il paroliere della stella assoluta del tango, quel Carlos Gardel che ancora oggi è considerato un mito intramontabile dell'Argentina. Lui, Mario Battistella, originario di Monteforte d'Alpone, viene considerato una figura essenziale nello snodo che, tra immigrazione, dolori e speranze, ha dato vita al tango.
LA STORIA
A cavallo tra Ottocento e Novecento, per sfuggire alla fame, molti veneti abbandonarono i propri paesi in cerca di lavoro. Fece così anche la famiglia di Mario Battisella che, viste le difficoltà di seguire una vita dignitosa in Italia, decise di imbarcarsi per l'Argentina. Figlio di un calzolaio, Mario Battistella una volta giunto nel nuovo mondo iniziò a darsi da fare come traduttore dall'italiano allo spagnolo (ma conosceva bene anche l'inglese e il francese), seguendo così la sua inclinazione naturale: la poesia.
La storia di Battistella ora è stata definitivamente documentata da un libro di Liviana Loatelli Voci migranti- Mario Battistella il poeta del tango (Edizioni Stimmgraf) che fa piena luce sulla vita di questo poeta e compositore nato in Veneto nel 1893 e morto a Buenos Aires il 10 ottobre del 1968. Una volta superati i primi ostacoli ed entrato in contatto con il mondo porteño, Battistella iniziò rapidamente a frequentare i teatri della capitale e a scrivere poesie. Fino all'incontro che cambiò per sempre la sua esistenza.
LA SVOLTA
Nel giro di pochi anni dal suo arrivo a Buenos Aires, infatti, entrò in contatto l'icona del tango, il cantante e attore Carlos Gardel. È stato documentato che l'incontro tra i due avvenne nel 1922 al teatro Variedades dove Battistella aveva collaborato alla scrittura di un'opera. «Fu proprio con Gardel - scrive la Loatelli tratteggiando non solo la vita del veneto ma anche il duro contesto dell'epoca - che Battistella iniziò un profondo sodalizio che portò alla nascita di tanghi riuscitissimi. Vengono così alla luce brani intramontabili come Melodia de arrabal, Cuando tu no estas, Mananita de sol e Criolla de mis amores». Il legame è così solido che nel 1932 Battistella è a Parigi per collaborare con Gardel alla realizzazione di alcuni suoi celebri film. «Il sodalizio Gardel-Battistella-La Pera - aggiunga l'autrice - fu tra i più fecondi della storia del tango. E oltre alle sua attività teatrale e di compositore di colonne sonore, va evidenziato il suo interesse nelle tematiche sociali a favore dei più deboli. La sua fama di voce di chi non ha voce correva talmente tanto per le strade dei barrios che si diceva che la verità sulle questioni civili e sociali si poteva conoscere dai testi di Battistella e non dai quotidiani».
CANZONI DI PROTESTA
Battistella, quindi, ha sempre avuto una particolare predilezione per le tematiche sociali. Una sensibilità maturata frequentando le zone più degradate e povere dove si erano concentrate le popolazioni arrivate dall'Europa in cerca di fortuna. Il brano più celebre, anche in questo caso portato al successo dal leggendario Gardel, è Al pie de la Santa Cruz dove vengono prese in esame le prime rivendicazioni negli anni Venti. Per capire il contesto dell'epoca va ricordato che furono proprio quei migranti europei ad aver portato in Argentina lo spirito rivoluzionario, diffondendo velocemente il sindacalismo più estremo. «Questa lirica è ispirata dalla realtà - spiega lo stesso Battistella - Durante il primo governo di Hipolito Yrigoyen ebbe luogo uno sciopero presso le officine delle fabbriche metallurgiche Vasena. Ci fu una repressione da parte delle forze dell'ordine e il numero dei morti fu maggiore di quello che è stato riportato dai giornali dell'epoca. Lo stesso avvenne per i tragici eventi della Patagonia (poi passati alla storia come Patagonia tragica ndr) ferocemente repressi dall'esercito argentino».
LA MEMORIA
L'autrice si è recata a Monteforte d'Alpone, intervistato anche un parente di Battistella, uno dei pochi a ricordarlo ancora. Nei primi anno Sessanta l'artista, ormai affermato, era tornato a vedere il suo paese d'origine. E il ricordo di Giammario Battistella offre un ulteriore elemento per capire il contesto di difficoltà dei primi del Novecento. «Eravamo molto orgogliosi di ospitare in paese il parente che arrivava dall'America, solo mio nonno lo conosceva bene. Ricordo che in quell'incontro si parlava in dialetto, alla sua epoca i bambini non conoscevano l'italiano, - spiega - perche Mario non conosceva bene l'italiano. Era emigrato da piccolo e la lingua che parlava con la famiglia era solo il dialetto».
Gianpaolo Bonzio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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