«Basta con l'inferno in Canal Grande»

Mercoledì 22 Novembre 2017
«Basta con l'inferno in Canal Grande»
L'ATTO D'ACCUSA
VENEZIA Quel tratto di Canal Grande sotto il ponte di Rialto è «il più pericoloso». Una «polveriera», un «luogo infernale» - lo ha definito il pubblico ministero, Roberto Terzo - che non è ancora stato messo in sicurezza. Un «problema irrisolto», ha incalzato il pm che è tornato a chiedere un drastica diminuzione del traffico acqueo al 25%: «Ci dovrebbe essere solo una barca su quattro di quelle che girano oggi per garantire la sicurezza». Il giorno della requisitoria nel processo per la morte di Joachin Reinhart Vogel è diventato così un'altra occasione per il pubblico ministero di denunciare il problema di un traffico acqueo assolutamente sovradimensionato e ancora fuori controllo. Un atto d'accusa, il suo, che parte dalla ricostruzione dei fatti di quel 17 agosto 2013 - con la richiesta di condanna a un anno e 5 mesi anche dell'ultimo imputato rimasto, il gondoliere Daniele Forcellini - ma che arriva fino alla situazione attuale, sempre monitorata dalla Procura. «Stiamo facendo altre indagini» ha ricordato.
UN LUOGO PERICOLOSO
Per Terzo tre sono i luoghi più pericolosi per il traffico acqueo in città: Rialto, tra Palazzo dei Camerlenghi e Ca' Farsetti, il tratto davanti alla stazione ferroviaria di Santa Lucia e lo specchio acqueo di fronte a San Zaccaria. A Rialto, in particolare, «solo dopo questo incidente, il commissario Zappalorto ha messo un po' mano. É servito questo sacrificio umano per rendersi conto che quello era un luogo pericoloso. Ma chi ci lavorava già lo sapeva». Terzo ha ricordato l'altissima concentrazione di quest'area, con gli approdi Actv ad altissima frequenza, tutti gli stazi di gondole e taxi, quelli delle chiatte da trasporto. «A questo si aggiunga il fatto che è il posto più trafficato per i pendolari e più attraente per i turisti, non a caso gli stazi delle gondole sono numerosi». Di qui la definizione di «polveriera» Rialto, con il suo mix di pendolari e turisti, per cui il pm ha portato un dato numerico esemplare. I 1.607 passaggi contati sotto il ponte di Rialto in una giornata di settembre del 2015, dalle 10 alle 19: 219 mezzi Actv, 216 di trasporto pubblico, 178 privati, 209 gondole, 700 taxi, più altri... «Per uno spazio che è poco più di una piscina olimpionica è tantissimo. Con l'acqua che è un ulteriore aggravante di rischio, non ci si può fermare, come sulla strada».
CONTROLLI SALTUARI
L'incidente ha avuto qualche effetto, ma non abbastanza. Terzo ha ricordato l'intervento del commissario, che ha introdotto qualche divieto in più. E ha anche osservato che oggi nessuno farebbe più le manovre azzardate di quel tragico giorno, «sempre che vengano mantenuti questi controlli, oggi molto saltuari, da parte dei vigili urbani». Affondi che il pm ha disseminato in un'ora di requisitoria. Più volte ha ricordato come a muovere Forcellini sia stata la fretta, in quella che il pm ritiene la prima manovra azzardata che ha innescato le altre. Fretta di portare al più presto i turisti allo stazio. «Ha fatto tutto questo per caricare prima altri turisti».
SOVRAFFOLLAMENTO
Ed ecco il quadro finale, delineato da Terzo, di una città turistica dove girano troppe barche. «Va riconosciuto che questa situazione di Venezia sta appesantendo il carico di sicurezza e vivibilità della città. Questo stress è dovuto a un sovraffollamento di mezzi in un'area che non li può tenere». Parole dure, nel finale, anche rispetto alle soluzioni prese in questi quattro anni passati dall'incidente. «Il problema di fondo è rimasto irrisolto - ha denunciato il pm - ed è legato a un dato puramente meccanico. In certi punti occorre ridurre il traffico al 25%. Dovrebbe esserci solo una barca su quattro di quelle che girano oggi per garantire la sicurezza». Secondo Terzo questi sarebbero i «parametri equivalenti a quelli stradali». Invece, per il traffico acqueo, i «parametri di sicurezza sono saltati e continuano a saltare. Siamo in presenza di un costante rischio». Un rischio rispetto al quale le amministrazioni non sono volute intervenire. «È paradossale che l'unico modo sarebbe il contingentamento delle imbarcazioni con il Gps. Un sistema semplice che si è rifiutato di applicare. É paradossale che si vogliano contare i turisti a piedi, che danni non ne possono fare, ma non si vogliano contare i mezzi acquei. Temo che altri incidenti siano in agguato. Siamo arrivati al limite dello stress. Finché non si regolamenta questo sovraffollamento da turismo e commercio in questa piccola area, altri incidenti accadranno».
Roberta Brunetti
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