Barbazza: «Vorrei raccontare a Zaia, la mia fiction sul Veneto»

Sabato 26 Settembre 2020
TELEVISIONE
Da SanremoLab con Paolo Bonolis a Don Matteo con Terence Hill, dalla Fenice alle fiction Rai Il paradiso delle signore e Un posto al sole, passando per il cinema d'autore diretto da Mauro Curreri, Simone Scafidi e Domiziano Cristopharo, oltre al lungometraggio del 2018 Un amore cosi grande per la regia di Christian De Mattheis con i tre tenori de Il Volo. Jgor Barbazza trevigiano doc classe 1976 ha iniziato la sua carriera nel mondo della pubblicità e dopo l'esperienza con Bonolis ha spiccato il volo per un'infilata di ruoli (spesso da protagonista) in Tv. Il debutto al cinema è del 2007, a teatro nel 2015 è stato voce recitante in Pierino e il lupo di Sergej Prokofiev a Venezia.
Quando ha deciso di voler fare l'attore?
«Non credo esista un momento in cui vuoi diventare attore o pittore o scrittore. Ho letto una citazione da Maria Callas che diceva: Artisti si nasce e si rimane artisti anche quando la voce non è proprio una meraviglia. Concordo, artisti si nasce e si rimane per tutta la vita. Certo, mia madre direbbe che fin da piccolo mi divertivo ad improvvisare scene di film e a condurre il festival di Sanremo con le giacche di papà e la scopa come microfono».
L'inizio...?
«Il mio primo contratto nel 2009 per Centovetrine come commissario di polizia rude e taciturno ma leale. Prima solo spot tv e SanremoLab».
Quando ha capito che si faceva sul serio?
«Quando dall'essere un agente di commercio che aveva partecipato a qualche spot tv mi ritrovai sul set protagonista in una delle fiction più viste in Italia».
Compromessi?
«Per fortuna ad oggi no. Se non stare spesso lontano da casa, dagli affetti, dalla mia famiglia, da mia nipote Emma. Credo che lo studio sia fondamentale. Il tutto farcito da una virtù che spesso manca: l'umiltà. Nel lavoro come nella vita».
Si sente legato al Veneto?
«Sono molto legato al mio territorio, al punto da portare avanti il progetto di un polo di produzione fiction e cinema in Veneto, già presentato alla Regione e alle Film Commission: concepire una holding pubblico/privata che, insieme a scuola e teatri di posa, possa diventare anche co-produttrice di fiction. È più facile a farsi che a dirsi. Sarebbe una grande soddisfazione vedere le nostre bellezze in prima serata e veicolare il Veneto a milioni di persone».
Ha un sogno nel cassetto?
«Prendere un caffè con Zaia per raccontargli i miei progetti».
Progetti?
«A giugno sarei dovuto partire con un lungometraggio per il cinema ambientato in Veneto, ma il Covid ha spostato tutto di qualche mese. Inoltre con Davide Stefanato abbiamo scritto un paio di cortometraggi di cui siamo anche interpreti e che abbiamo girato dopo il lockdown diretti da William Carrer. E uno intitolato Restera - è stato presentato alla Mostra di Venezia».
Come è andata col Covid? La ripartenza?
«Non ci siamo fermati in quarantena. Abbiamo registrato, ognuno da casa, alcuni video esilaranti sui detti veneti con ottime visualizzazioni. C'è voglia di ripartire e spero che questo periodo nero finisca presto».
Passioni?
«Il calcio, tanto che ho un format web in onda tutte le settimane su Divanum.tv».
Giambattista Marchetto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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