Balich ridisegna la Sistina

Martedì 13 Marzo 2018
Balich ridisegna la Sistina
L'INTERVISTA
Il Giudizio Universale? Sarà per tutti in italiano o in inglese e per conoscerlo non dovremo certo attendere la seconda venuta di Cristo. Dal 15 marzo, infatti, all'Auditorium Conciliazione di Roma andrà in scena tutti i giorni, con due repliche quotidiane (una per i turisti stranieri), il grande spettacolo multimediale ideato da Marco Balich, veneziano Doc, deus ex machina di quasi tutte le cerimonie olimpiche da Torino 2006 in poi: Giudizio Universale. Michelangelo and the Secrets of the Sistine Chapel è il titolo del nuovissimo live-show, concepito come un'esperienza immersiva, con proiezioni a 270° attorno al pubblico e agli attori e la ricostruzione virtuale del capolavoro dell'arte italiana del Rinascimento.
Sting, autore del tema musicale, Pierfrancesco Favino, voce di Michelangelo: un appuntamento da non perdere
«Sono sempre in giro per il mondo, avevo voglia di fare qualcosa per il mio Paese. Il progetto è decollato grazie alla collaborazione dei Musei Vaticani, sensibili al tema della fruizione della Cappella Sistina. L'idea vincente è stata quella di impiegare il know tecnologico accumulato in tanti anni di direzione artistica al servizio delle Olimpiadi. Poi anche una motivazione familiare»
Quale?
«Ho quattro figli: ogni volta che propongo di andare al museo sbuffano. Così, dopo una lunga serie di Spiderman e Batman, desideravo dimostrargli che Michelangelo è più forte. Per farlo ho scommesso 9 milioni di capitali, tutti privati. Ma la prevendita di 61mila biglietti, l'interesse delle scuole e degli operatori stranieri, che ci vogliono in Russia, Messico e Inghilterra, fanno ben sperare».
I Musei Vaticani firmano una consulenza scientifica.
«È grazie a loro se il nostro spettacolo, che ha valenza didattica, svela i segreti adombrati nel titolo. Come il rito della stanza delle lacrime: pochi sanno che durante il Conclave il papa designato ha 20 minuti per decidere se accettare il gravoso compito assegnatogli dallo Spirito Santo».
Sarà il comitato olimpico di Tokyo a decidere invece sulla validità della vostra proposta per la cerimonia d'apertura dei Giochi 2020
«Prima di chiudermi a Roma in sala prove mi sono recato in Giappone per finalizzare l'offerta. Per sapere se vinceremo la gara dovremo attendere aprile, ma sono fiducioso».
L'essere tornato a produrre in Italia prelude ad altri progetti nella Penisola?
«Speriamo. Non nascondo che mi piacerebbe tornare prima o poi a lavorare per Venezia, la città dove sono nato e dove ho ricomprato casa l'anno scorso».
In passato c'è stata qualche incomprensione
«A fine anni 2000 ho diretto alcune edizioni del Carnevale (Sensation) e inventato il Capodanno del bacio, un atto simbolico che spingeva una moltitudine di persone a baciarsi a mezzanotte sotto il campanile di San Marco. Questo bellissimo format è stato stoltamente ucciso in Laguna. Ma per Venezia ho anche altre aspettative».
Ad esempio?
«L'auspicio è che la città torni a essere un centro vivo di produzione culturale e si riscatti dall'infausta prospettiva di ridursi a mero centro commerciale. Venezia deve avere un suo statuto speciale per essere di nuovo rilevante a livello internazionale».
E quindi la ricetta?
«Sono disposto a mettere a disposizione energie e creatività per aiutarla. Ma c'è bisogno di un serio cambio di passo nell'approccio ai temi della cultura, ben rappresentata solo dalla Biennale. Meno bancarelle di maschere, souvenir, più amore per l'artigianato e l'ambiente. Se il sindaco Brugnaro mi chiamasse un giorno troverebbe un interlocutore molto attento».
Paolo Crespi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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