«Baby gang? Non basta criminalizzare i giovani»

Sabato 13 Febbraio 2021
«Baby gang? Non basta criminalizzare i giovani»
IL PRESIDIO
MESTRE «Succederà ancora, chi semina vento raccoglie tempesta, basta con la repressione, servono servizi e prevenzione». Senza tanti preamboli e sfidando il freddo siberiano, una ventina di ragazzi del Collettivo LoCo si sono radunati ieri pomeriggio davanti al municipio di Mestre per esprimere la loro opinione sul pestaggio avvenuto le sera di lunedì scorso in pieno centro, che ha visto protagonisti una decina di giovani per un regolamento di conti tra baby gang. Un episodio ampiamente discusso che secondo il Collettivo LoCo sarebbe il prevedibile risultato dell'assenza di politiche giovanili da parte dell'attuale Amministrazione comunale. «In questa città si continuano a criminalizzare i giovani senza minimamente considerare il contesto nel quale avvengono questi episodi di violenza sostiene Sebastiano Bergamaschi, portavoce del Collettivo LoCo - che è quello di un forte isolamento sociale amplificato dalla pandemia che ci ha segregati in casa per mesi, e di una totale assenza di politiche giovanili e di spazi riservati ai giovani. Invece di criminalizzare i giovani di questa citta, si pensi al crescente abbandono scolastico da parte degli studenti che provengono da contesti familiari difficili e disagiati, mentre una delle ultime e poche valvole di sfogo rimaste, la pratica sportiva, è stata completamente eliminata dalla vita dei giovani. Non esistono spazi in cui potersi trovare e coltivare interessi che non siano solo bar e centri commerciali. E così intanto tra i ragazzi cresce il consumo di sostanze leggere e pesanti, un problema che dovrebbe essere affrontato attraverso la prevenzione e l'informazione e non solo con la repressione, come sta avvenendo ora». «Io non mi immagino un futuro all'interno di questa città dove mancano spazi di socialità rivolti ai giovani - aggiunge Anna De Favari che spesso finiscono precocemente per cadere nella trappola della violenza e dell'uso di sostanze anche pesanti per sfogare tutta la loro rabbia e la loro emarginazione. Chiediamo di essere ascoltati anche se non portiamo profitti, chiediamo un reale diritto allo studio e quei servizi sociali che sono stati tagliati».
Paolo Guidone
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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