Baby gang, diretta video dal carcere

Venerdì 12 Marzo 2021
Baby gang, diretta video dal carcere
IL CASO
MESTRE In diretta (Instagram) dal carcere. Ecco l'ultima bravata di Eduard Chirita, 19 anni, numero due (all'epoca) della baby gang mestrina che aveva messo a ferro e fuoco la città tra 2018 e 2019. I ragazzini terribili sono cresciuti ma non smettono di finire nei guai: dopo il caso di novembre al carcere Due Palazzi di Padova, quando l'ex boss Valerio Angelo Alesini aveva postato dal suo profilo alcune foto di lui in primo piano, in cella, con uno spinello in bocca, stavolta a scivolare nella tentazione social è stato il suo ex braccio destro.
Il video è comparso martedì pomeriggio. Una diretta Instagram, visibile solo ai pochi contatti che possono avere accesso al suo profilo privato. A realizzarla, però, non è stato lui, ma la sua ragazza. Una, definiamola così, diretta indiretta, che parte da un suo diritto legittimo, concessogli dal giudice ma utilizzato (almeno così sembrerebbe) in modo improprio. Torniamo indietro di alcuni mesi: Chirita è in carcere a Santa Maria Maggiore dal 18 novembre per ordinanza di custodia cautelare. I carabinieri, infatti, gli contestano di aver messo a segno una trentina di furti di biciclette. Inoltre i militari sostengono che parte dei soldi racimolati con la vendita delle biciclette più pregiate venissero poi spostati su altre attività, tra le quali lo spaccio di marijuana a coetanei e minorenni.
LA VICENDA
Il giudice, considerata l'età e per evitare a un ragazzo con un passato difficile ulteriori traumi, aveva concesso la possibilità di effettuare delle videochiamate dalla casa circondariale veneziana: al padre, alla fidanzata, e al suo legale, l'avvocato Ermanno Doglioni. Il 19enne non ha un cellulare, ovviamente, ma può accedere a una sala colloqui da cui, con un pc, può collegarsi con i suoi cari. Quelle chiamate, però, dovrebbero limitarsi ai contatti registrati e concordati con l'autorità giudiziaria. Martedì, invece, la ragazza ha trasmesso in una diretta su Instagram il colloquio con il fidanzato. Colloquio a cui ha partecipato, a distanza e in collegamento, anche un altro amico. Nel video si vede la mano della giovane che sorregge lo smartphone in cui compare il volto di Eduard che si rivolge agli amici. «Ho letto le carte della mia sorveglianza speciale, secondo te come mai M...è uscito così presto dalla comunità?» Il contenuto del dialogo è abbastanza chiaro: con gli amici tira in ballo chi l'avrebbe tradito, facendo il suo nome alle forze dell'ordine. Un colloquio che non è rimasto privato: tra chi ha assistito alla diretta infatti non c'erano solo amici fidatissimi ma anche chi ha registrato il video e l'ha fatto girare. E qualcuno gli chiede: «Quanta gente c'è lì in carcere?», «ce n'è tanta», la risposta.
«È impossibile che il video sia stato realizzato martedì, quel giorno non erano previsti colloqui», commenta l'avvocato Doglioni. Non è chiaro, quindi, se si sia trattato di una registrazione di un dialogo precedente, ma quel che è certo è che si vede interagire il ragazzo anche con altre persone. Il legale aveva chiesto, circa un mese fa, di cambiare la misura cautelare: dalla custodia in carcere alla comunità protetta. Starà ora alle autorità capire se quel video costituisca una violazione delle prescrizioni e decidere le eventuali conseguenze da prendere.
IL PRECEDENTE
L'altro episodio recente è quello avvenuto a novembre, quando Valerio Angelo Alesini, 19 anni, capetto della banda di Altobello, aveva postato nelle sue storie instagram uno spaccato della vita dal carcere. A distanza di tre mesi, il pubblico ministero padovano Sergio Dini lo ha indagato per il reato di introduzione nel penitenziario di telefoni cellulari o dispositivi mobili di comunicazione e rischia una condanna da uno a quattro anni. Gli inquirenti nel frattempo hanno trovato e sequestrato il telefono cellulare usato da Alesini. Il prossimo passo sarà cercare di capire come il giovane sia riuscito a portarlo nela sua cella. Secondo gli investigatori, il 19enne potrebbe essere stato aiutato da un amico non recluso oppure potrebbe essersi fatto prestare o avere acquistato lo smartphone da un altro detenuto.
Davide Tamiello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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