Attila convince Mattarella trionfa

Sabato 8 Dicembre 2018
LA PRIMA
Un'ovazione di quasi 3 minuti per Mattarella all'inizio. Con tanto di grida bravo che hanno preceduto l'apertura del sipario. E 14 minuti di applausi in chiusura. Questo è stato Attila di Giuseppe Verdi, l'opera che ieri sera ha inaugurato la stagione scaligera. Applausi emozionanti, inaspettati e dal chiaro segnale politico quelli per il Presidente della Repubblica al suo ingresso in Scala con la figlia Laura, al suo debutto inaugurale ma per la seconda volta al Piermarini. «Applauso giustificato perché sta portando avanti un mandato straordinario», il commento di Chailly. Agli applausi si è unito anche tutto il resto del Palco Reale, il presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, il ministro dei Beni culturali, Alberto Bonisoli (che nell'intervallo ha lasciato il Teatro per andare al Carcere di San Vittore), il prefetto Renato Saccone, il sindaco di Milano Giuseppe Sala, e il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana. In platea, il ministro dell'Economia Giovanni Tria. Poi l'Inno nazionale diretto da Riccardo Chailly che ha ufficialmente dato il via. A cantarlo a squarciagola anche il regista Davide Livermore. Il capo dello Stato, a sipario chiuso, ha poi dichiarato che cultura e musica sono «baluardo della democrazia».
LE PROTESTE
Applausi dentro. Proteste fuori. L'agitazione è iniziata con alcuni militanti del centro sociale Il Cantiere con il lancio di vernice e ortaggi contro gli agenti antisommossa davanti alla Società del Giardino, luogo della cena post opera. Fumogeni, striscioni contro Salvini, Macron, Trump e Bolsonaro e slogan antipolitici. Per poi proseguire verso piazza della Scala e sciogliersi dopo l'inizio dell'opera. Teatro presidiato con 900 operatori dalle forze dell'ordine e transenne antisommossa.
C'erano più banchieri che imprenditori. Presenti i vertici delle tre banche principali. E poi, Il principe Casiraghi e la Borromeo. Il presidente Mediaset Fedele Confalonieri, l'ex premier Mario Monti, il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, la senatrice a vita Liliana Segre, l'amministratore delegato Carlo Messina di Intesa Sanpaolo, l'imprenditrice Diana Bracco, Livia Pomodoro, l'imprenditore Arturo Artom, gli ex ministri Passera e Padoan, la presidente Eni Emma Marcegaglia. E poi gli chef Giancarlo Morelli, Davide Oldani, Claudio Sadler, Ernst Knam, l'attrice Dalila di Lazzaro, le stiliste Lella e Gigliola Curiel, Irene Pivetti (in bianco e nero), Amedeo Minghi. Il critico Philippe Daverio («questa serata è fatta per i barbari. Ce ne sono tanti anche qui dentro») e il ministro della Cultura saudita.
IL LOOK
Altro che eccessi. Sono finiti i tempi dello stupore. Pochi luccichii e glamour, velluti, pizzi e tanto nero. Qualche testa incoronata, qualche giacca infarfallata, drappi con locandine scaligere, ma niente di strabiliante. Ci hanno pensato Dolce e Gabbana - reduci dal caso Cina - a dare un po' di colore con le ragazze in abito e i pupi e i carretti siciliani del foyer del Ridotto dei Palchi.
I COMMENTI
Chi sono i barbari? «Non so chi siano - dice Sala - la politica spesso lo è, soffermandosi più sull'insulto che sul dialogo». Il tutto mentre sui social l'hashtag #PrimaScala è stata trend topic Italia con commenti positivi sulla diretta Rai 1, Radio 3 e i cinema. Mentre il Sovrintendente Pereira - accompagnato dalla moglie che anche quest'anno è arrivata con un vestito cucitosi da sola - dice: «Attila va al cuore del pubblico». Bilancio più che positivo, con 1888 presenti, e un incasso superiore a 2,5 milioni di euro (il costo del biglietto variava da 50 a 3.000 euro in prevendita).
Rita Vecchio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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