Arteven compie quarant'anni «Con 7 milioni di spettatori»

Giovedì 17 Ottobre 2019
L'INTERVISTA
Oltre 30 mila spettacoli visti da più di 7,5 milioni di spettatori, di cui 1,5 milioni di ragazzi. Arteven, il circuito teatrale regionale del Veneto, taglia il traguardo dei 40 anni di attività. E per dirla con le parole del direttore Pierluca Donin e del presidente Massimo Zuin, tutto nasce dal teatro ragazzi.
Donin, quando è diventata grande Arteven?
«Nel 1991 era una piccola associazione ed operava come circuito di teatro ragazzi. Dopo il fallimento di Veneto Teatro, una decina di importanti teatri in regione era rimasta senza circuitazione e fu assegnata ad Arteven questa incombenza. Io sono stato chiamato in quel momento».
E oggi il bilancio di Arteven arriva a 7 milioni di euro...
«Siamo un'associazione di enti locali, un organismo di diritto pubblico. Oggi siamo il primo circuito in Italia per numero di spettacoli distribuiti. E l'indotto è 5 volte il bilancio. Siamo una struttura policentrica».
Come si cresce nella cultura?
«La struttura ha interpretato i bisogni tecnici delle strutture teatrali, non centralizzando le scelte artistiche ma i servizi. Un nodo che oggi è strategico perché complicato: dal codice degli appalti alla sicurezza degli immobili fino alla biglietteria elettronica. Però noi non invadiamo il campo delle scelte artistiche, per cui ogni teatro ha una direzione artistica che si relazione con la comunità e il territorio. E poi non potevamo essere tuttologi».
E cosa non funziona nel mondo del teatro oggi?
«Il grande problema di oggi è la burocrazia. Abbiamo fatto una battaglia sui carichi sospesi e le barriere di protezione in scena, altrimenti un Arlecchino avrebbe dovuto andare in scena con il caschetto e le scarpe anti-infortunio... Abbiamo dovuto rinunciare ad ospitare grandi spettacoli stranieri perché non si adattavano alla burocrazia italiana».
Come sta la scena italiana?
«La mortificazione di un paese un po' depresso si riflette sulla scena artistica. Oggi i privati rischiano poco e il pubblico deve tenere in equilibrio i conti».
Come si fanno tornare i conti?
«Con la crisi, molte compagnie hanno abbassato i cachet. Eppure se non ci fossero il Ministero e la Regione il 90% dei teatri in Veneto chiuderebbe. Però i nostri Comuni ci tengono ad avere il teatro come un pezzo importante del welfare per i loro cittadini.
Un fiore all'occhiello?
«Un lavoro di 40 anni sulla scuola, con un investimento sui giovani che oggi riempiono i teatri e fanno del Veneto un'isola felice. Non abbiamo mai mollato anche se non fa immagine».
Un obiettivo per i prossimi 40 anni?
Costruire un network per la gestione dei teatri come edifici. Nei prossimi anni dovremo occuparci della gestione chiavi in mano.
Il cinema?
«Perché Netflix capisce che deve produrre film oltre a circuitarli e in teatro questo non avviene? Ringrazio per la domanda... Una legge regolamenta il teatro in maniera conservativa. Dovremmo imparare da altri mondi.
Giambattista Marchetto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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