Alla Fenice il fascino della Serva Padrona

Sabato 29 Febbraio 2020
La Serva padrona incontra la Commedia dell'Arte e l'unione dà ottimi frutti. L'intermezzo di Pergolesi torna sulle scene veneziane da cui mancava dal 1960 con un passaggio in terraferma nel 1996 all'interno di un progetto drammaturgico godibilissimo realizzato dal regista e musicologo Francesco Bellotto (nella foto) per Opera Giovani, il progetto della Fenice con il conservatorio Benedetto Marcello e riservato alle scuole e al pubblico adulto. Bellotto, in un sapiente gioco di teatro nel teatro, non mette in scena l'opera, ma le vicende della prima compagnia che nel 1740 la rappresentò al Teatro di Sant'Angelo, chiamata a replicarla a Parigi nel 1753, con la Querelle del Bouffons che oppose Rousseau e gli enciclopedisti, favorevoli alla Commedia dell'Arte e alla musica italiana, a chi tra i nobili difendeva la tradizione francese di Rameau e Lully sullo sfondo. Funziona tutto, grazie al testo dello stesso Bellotto, che coniuga sapidamente la musica di Pergolesi e il libretto di Gennarantonio Federico con una narrazione teatrale del tutto credibile in cui si ritrovano citazioni da Rousseau, Perrucci e Groto il cieco di Adria e si caratterizza con la presenza in scena degli zanni Vespone, Bertì antico Arlecchino, la servetta futura Colombina, l'amoroso Leandro e il domestico cinese Lou Ping. La costruzione dell'intermezzo pergolesiano avviene durante il viaggio da Venezia a Parigi, in carrozza, ma lo spazio immaginato da Massimo Checchetto è giustamente astratto risultando perfetto. Assai belli i costumi di Carlos Tieppo ed efficace il disegno di luci ideato da Fabio Barettin. Tutti bravi i giovani cantanti-attori a cominciare dall'Uberto (il Primo Buffo Domenico Cricchi) ben calibrato di Stepan Polishuchk e dalla Serpina (la Prima Buffa Ginevra Maganoli) brillante di Lika Bi, entrambi perfetti nel mettere in luce vizi e vezzi dei cantanti d'opera. A loro fanno degno contorno il divertente Marco Ferraro lo zanni Vespone, al secolo Eugenio Severini , Marlon Zighi Orbi mercuriale Secondo zanni-Bertì e Lahire Tortora come Leandro. Enrico Parizzi si cala nella parte di maestro di cappella dirigendo al violino e con il giusto brio l'ottima Orchestra barocca del Conservatorio Benedetto Marcello, coadiuvata al cembalo da Mizuho Furukubo. Successo pieno e meritato per tutti.
Alessandro Cammarano
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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