All'asta le case del boss, proiettile al commercialista

Venerdì 5 Marzo 2021
ERACLEA
Come curatore fallimentare di alcune società della galassia facente capo a Luciano Donadio decise di tenere la schiena dritta e applicare la legge; nel 2012 si vide recapitare a casa due buste: la prima contente polvere da sparo; la seconda un proiettile.
Il commercialista di Portogruaro, Marcello Cosentino, ha ricordato gli episodi ieri, in aula bunker a Mestre, al processo sulle presunte infiltrazioni della camorra nel Veneto orientale, nel corso della deposizione nella quale ha ricordato il lavoro svolto dopo il fallimento della Pacifico srl (di cui era amministratore di fatto Antonio Pacifico, oggi accusato di associazione per delinquere di stampo mafioso) e della Amir, società di proprietà di Amorino Zorzetto, imprenditore che fu costretto a farsi finanziare da Donadio in un periodo di crisi per poi dover versare al boss ingenti somme.
APPARTAMENTI ALL'ASTA
A creare tensioni con il curatore fallimentare fu la decisione di mettere all'asta due immobili per i quali Zorzetto disse di aver firmato un preliminare di vendita, incassando il controvalore da uno degli uomini di vertice del clan di Donadio, Raffaele Buonanno. Quel preliminare non era stato però registrato e non aveva valore: e così moglie e figlie di Buonanno (titolari della compravendita) non furono ammesse come creditori privilegiati al fallimento, riuscendo a recuperare appena 5mila dei 200mila euro spesi. E le case furono vendute all'asta. «Buonanno mi ammazza», si sarebbe sfogato con preoccupazione Zorzetto il giorno in cui prospettò la questione al commercialista alla ricerca di una soluzione,
Chi abbia mandato polvere da sparo e proiettile a Cosentino ovviamente non è mai stato scoperto: il professionista ha però spiegato che in decine di anni di professione era la prima volta che gli capitava una cosa del genere.
Il commercialista ha anche raccontato che, chiuso il fallimento Amir, fu trascinato di fronte al Tribunale civile da Buonanno, con una richiesta di risarcimento danni di 250 mila euro che i giudici hanno successivamente respinto, sia in primo che in secondo grado.
Gianluca Amadori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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