Il Papa ad Assisi: al centro i più poveri

Sabato 13 Novembre 2021
Il Papa ad Assisi: al centro i più poveri
IL MESSAGGIO
ASSISI «Assisi non è una città come le altre: Assisi porta impresso il volto di San Francesco. Pensare che tra queste strade lui abbia vissuto la sua giovinezza inquieta e ricevuto la chiamata a vivere il Vangelo alla lettera, è per noi una lezione fondamentale». Il Papa ha esordito così ieri mattina davanti ai 500 poveri incontrati nella basilica di Santa Maria degli Angeli dove è giunto con la sua utilitaria con circa mezz'ora di ritardo rispetto al programma.
Bergoglio, infatti, appena sceso dall'elicottero si è recato a fare visita e pregare con le clarisse di Santa Chiara ad Assisi. Alle 9.36 ha raggiunto la piazza antistante il sagrato della basilica dove, dietro le transenne, erano assiepati anche i bambini delle scuole di Assisi. Ad accoglierlo ai piedi del sagrato c'era monsignor Fisichella, il vescovo Sorrentino, il presidente della Ceu monsignor Boccardo, il prefetto di Perugia Gradone e il sindaco Proietti che ha regalato al pontefice un tau.
Bergoglio si è incamminato tenendo in mano il bastone in legno del pellegrino consegnatogli da Abrhaley Tesfagergs Habte, un giovane rifugiato eritreo, cieco da quando aveva 5 anni a causa di una mina antiuomo. Si è anche concesso al consueto bagno di folla distribuendo rosari e medaglie del pontificato e fermandosi soprattutto a benedire i bambini, in particolare i piccoli in sedia a rotelle.
Con gli spagnoli di Toledo ha scherzato chiedendo dove fossero le castañuelas (le nacchere). L'atmosfera è rapidamente cambiata in basilica, dove alcuni ospiti hanno riportato le loro testimonianze: storie di droga e rifiuto, di violenza e problemi con la legge, di odio e di mancanza di soldi.
La prima testimonianza è stata quella di una famiglia francese, madre, padre e bimba di quasi quattro mesi che alla fine dell'intervento ha invitato il papa a fargli visita a Parigi. Due testimonianze sono arrivate dall'Afghanistan: «Un mio figlio è stato ammazzato dai talebani. Grazie alla chiesa e a tutti gli italiani che ci hanno aiutato». Dopo aver ricordato la lezione del santo da cui ha preso il nome, e le sua santità così potente da far quasi rabbrividire, Francesco ha rivolto un appello a chi oggi detiene ruoli di responsabilità, politica e sociale: «È tempo che si aprano gli occhi per vedere lo stato di disuguaglianza in cui tante famiglie vivono e per restituire dignità creando posti di lavoro. È tempo che si torni a scandalizzarsi davanti alla realtà di bambini affamati, ridotti in schiavitù, sballottati dalle acque in preda al naufragio. È tempo che cessino le violenze sulle donne e che si spezzi il cerchio dell'indifferenza per ritornare a scoprire la bellezza dell'incontro e del dialogo». Prima di andarsene ha lasciato in dono a ciascuno dei cinquecento poveri presenti uno zaino contenente capi di abbigliamento, scarpe e mascherine lavabili.
Ha funzionato il sistema di sicurezza gestito dalla questura.
Massimiliano Camilletti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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