Droga spacciata al circolo stroncata super banda

Mercoledì 15 Settembre 2021
Droga spacciata al circolo stroncata super banda
L'INDAGINE
Centocinquantadue pagine di ordinanza, oltre sessanta capi di imputazione e un'indagine iniziata tre anni fa, per raccontare un notevole, proficuo e organizzato traffico di stupefacenti da Ponte San Giovanni al centro di Perugia fino a Umbertide. Quello che ieri, con un blitz che ha svegliato all'alba la più grossa frazione del capoluogo, la guardia di finanza ha stroncato eseguendo tredici misure cautelari. Così, mentre i ponteggiani si sono allarmati per un elicottero che dalle prime ore della mattina volava basso accompagnando dall'alto l'azione delle pattuglie delle fiamme gialle, ieri la sezione antidroga del Nucleo di polizia economico finanziaria, sotto la direzione del colonnello Antonella Casazza e il coordinamento del tenente colonnello Michelangelo Tolino, ha stangato un clan dello spaccio che da anni, utilizzando la E45 per il traffico di droga e i luoghi intorno alla superstrada come nascondiglio, aveva la sua base in un circolo privato.
Lo spiega l'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Margherita Amodeo che ha disposto dieci arresti, di cui otto in carcere e due ai domiciliari, e tre obblighi di dimora oltre a sequestri preventivi di auto e conti - nei confronti della banda di trafficanti di hashish, eroina e cocaina, composta da cittadini di origine nordafricana (marocchini e tunisini), albanese, nigeriana e da un giovane di Spoleto.
La genesi dell'indagine è la segnalazione, nel 2018, della polizia giudiziaria su un «presunto traffico di sostanze stupefacenti perpretrato da cittadini magrebini con base logistica ed operativa in seno a un circolo privato costituito in associazione culturale e denominato Club Miami Cielo con sede nella frazione di Ponte San Giovanni». Da lì, già dal 2019, è iniziata una chirurgica attività di intercettazioni, osservazioni e pedinamenti, che hanno portato a scoprire i contatti con «pluripregiudicati per reati specifici in materia di stupefacenti». Tutto grazie, come spiegato dal procuratore capo Raffaele Cantone (il titolare dell'inchiesta è il sostituto Gennaro Iannarone), al lavoro della sezione Goa del Gico, sotto la «puntuale e costante direzione della locale Direzione Distrettuale Antimafia ed Antiterrorismo», con le fiamme gialle che hanno utilizzato «le più avanzate tecniche di intercettazione telefonica, ambientale, telematica nonché mediante l'impiego di sistemi di localizzazione satellitare e di videoripresa».
«Personaggio centrale del sodalizio criminale è risultato un cittadino di nazionalità marocchina, dimorante ad Umbertide ha sottolineato Cantone -, già emerso nell'ambito di pregresse indagini per traffici di droga ed attualmente affidato in prova ai servizi sociali, il quale attraverso un connazionale, residente a Torino, si approvvigionava di notevoli quantità di hashish che, tenute occultate in aree di campagna ed impervie zone boschive, venivano, di volta in volta, immesse sulle principali piazze di spaccio di Perugia e della provincia, attraverso una ben consolidata rete di pusher». Nella banda, alcuni soggetti avevano ruoli di primaria importanza a sette, infatti, viene contestato di «essersi associati tra loro dando vita a un sodalizio criminale» -, mentre gli altri, per il giudice, erano comunque «ben consapevoli di operare nel contesto di una organizzazione criminale».
Una volta definiti i ruoli, i finanzieri hanno iniziato alcune operazioni riportate nei mesi scorsi dal Messaggero che hanno portato per esempio al sequestro in totale di una ventina di chili di hashish, oltre a cinque arresti e la documentazioni di almeno 70 episodi di cessione al dettaglio con la relativa segnalazione degli acquirenti alla prefettura. Con lo spaccio che partiva dal circolo usato come «base logistica per la gestione dei loro traffici», come confermato appunto dagli esiti dei sequestri ma anche dalle «dichiarazioni degli assuntori». E non solo, perché in base alle intercettazioni, la banda aveva paura di segnalazioni e soffiate: «Qualcuno li ha chiamati, forse quello vicino a me, forse il macellaio», dice un arrestato al telefono, sottolineando anche la forza dei cittadini che non si girano dall'altra parte.
Egle Priolo
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