IL RACCONTO
UDINE «Muovetevi, altrimenti noi rischiamo di chiudere la bottega». Il primo grido di dolore arriva da piazzale Carnia. Lo lanciano i gestori di un piccolo negozio di frutta e verdura. È l'unico nel suo genere che resiste: «Facciamo fatica ad andare avanti - spiegano - perché da noi si trova solamente merce di qualità, ma la gente che adesso vive qui preferisce spendere un euro in meno e andare al centro commerciale. Al Villaggio del sole sono arrivate persone con pochissimo potere d'acquisto, e l'economia si è fermata». Problema centrato, almeno per quanto riguarda il mondo del commercio. Ma non ci si può fermare lì. Il polso lo si ottiene anche parlando con i residenti, con chi per scelta o per necessità si è trovato a passare una buona parte della propria vita nei palazzoni del quartiere. «Oggi - spiegano tre anziani fermi al tavolino dell'unico bar di piazzale Carnia - la sola salvezza è rappresentata dagli studenti universitari». Un fenomeno da approfondire. In linea d'aria, il polo dei Rizzi è distante poche centinaia di metri. Gli affitti degli appartamenti di Villaggio del sole sono bassi, quindi appetibili per gli studenti fuori sede. Sono loro, con gli stranieri, a popolare gli interni sfitti delle case che una volta erano degli udinesi. «Dobbiamo ringraziarli - prosegue Maria Teresa, 72enne che vive in un palazzo di via Val d'Aupa -, perché almeno vediamo un po' di gioventù sulla strada». Ma gli studenti non sono lì per restare: si fermano al massimo a bere un aperitivo al bar, restano nel quartiere per gli anni che servono a completare il ciclo di studi. In poche parole, non fanno tessuto, non fanno comunità. Alcuni di loro hanno anche fondato un circolo, non è distante dallo spaccio Cospalat. Ma faticano a integrarsi a pieno titolo con gli abitanti storici del quartiere e con i residenti stranieri. «Anche le iniziative - spiega ancora un anziano del posto - non sono seguite da molte persone. Si fa fatica ad organizzare un vero evento di quartiere, di paese. Un tempo invece le cose andavano diversamente. Ora il Villaggio del sole è diventato quasi solamente un dormitorio. Non sappiamo quale sia la soluzione, conosciamo solo il silenzio che anche voi potete sentire». È stato rotto ieri mattina dalle bancarelle del mercato, torna sicuramente oggi e domani. E poi anche dopodomani. Ci sarà sino a quando qualcuno si accorgerà che trasformare la periferia in un ghetto non porta mai a buoni risultati.
M.A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA UDINE «Muovetevi, altrimenti noi rischiamo di chiudere la bottega». Il primo grido di dolore arriva da piazzale Carnia. Lo lanciano i gestori di un piccolo negozio di frutta e verdura. È l'unico nel suo genere che resiste: «Facciamo fatica ad andare avanti - spiegano - perché da noi si trova solamente merce di qualità, ma la gente che adesso vive qui preferisce spendere un euro in meno e andare al centro commerciale. Al Villaggio del sole sono arrivate persone con pochissimo potere d'acquisto, e l'economia si è fermata». Problema centrato, almeno per quanto riguarda il mondo del commercio. Ma non ci si può fermare lì. Il polso lo si ottiene anche parlando con i residenti, con chi per scelta o per necessità si è trovato a passare una buona parte della propria vita nei palazzoni del quartiere. «Oggi - spiegano tre anziani fermi al tavolino dell'unico bar di piazzale Carnia - la sola salvezza è rappresentata dagli studenti universitari». Un fenomeno da approfondire. In linea d'aria, il polo dei Rizzi è distante poche centinaia di metri. Gli affitti degli appartamenti di Villaggio del sole sono bassi, quindi appetibili per gli studenti fuori sede. Sono loro, con gli stranieri, a popolare gli interni sfitti delle case che una volta erano degli udinesi. «Dobbiamo ringraziarli - prosegue Maria Teresa, 72enne che vive in un palazzo di via Val d'Aupa -, perché almeno vediamo un po' di gioventù sulla strada». Ma gli studenti non sono lì per restare: si fermano al massimo a bere un aperitivo al bar, restano nel quartiere per gli anni che servono a completare il ciclo di studi. In poche parole, non fanno tessuto, non fanno comunità. Alcuni di loro hanno anche fondato un circolo, non è distante dallo spaccio Cospalat. Ma faticano a integrarsi a pieno titolo con gli abitanti storici del quartiere e con i residenti stranieri. «Anche le iniziative - spiega ancora un anziano del posto - non sono seguite da molte persone. Si fa fatica ad organizzare un vero evento di quartiere, di paese. Un tempo invece le cose andavano diversamente. Ora il Villaggio del sole è diventato quasi solamente un dormitorio. Non sappiamo quale sia la soluzione, conosciamo solo il silenzio che anche voi potete sentire». È stato rotto ieri mattina dalle bancarelle del mercato, torna sicuramente oggi e domani. E poi anche dopodomani. Ci sarà sino a quando qualcuno si accorgerà che trasformare la periferia in un ghetto non porta mai a buoni risultati.
M.A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA