Trenta in isolamento Un pordenonese che lavora in Veneto barricato in casa

Martedì 25 Febbraio 2020
Trenta in isolamento Un pordenonese che lavora in Veneto barricato in casa
IL PUNTO
«Le persone in quarantena in Friuli Venezia Giulia raggiungono la trentina». Lo ha detto ieri sera il vicepresidente della Regione, Riccardo Riccardi. Sono divise tra gli ospedali di Udine e Trieste e le abitazioni private senza altri inquilini. Nessuno di loro ha il coronavirus. Per altre 24 ore, quindi, la regione è rimasta fuori dalla mappa del contagio che blocca e spaventa il Nord Italia. L'allarme era suonato per una ragazza di Lignano (in mattinata) e per una persona sottoposta a tampone a Trieste: entrambi i casi sono risultati negativi dopo l'allerta per la comparsa dei primi sintomi. Ma allo stesso tempo il conto delle persone sottoposte a quarantena è cresciuto sino a toccare la trentina. Si tratta di misure preventive che si sono rese necessarie visti i contatti avuti dai cittadini ora in isolamento o con Paesi a rischio (Cina in testa) oppure con le aree del Nord Italia che costituiscono il doppio epicentro del focolaio, cioè Veneto e Lombardia.
IL CASO
Ci sono anche persone che vivono situazioni paradossali. Non solo quella che vivono in auto-isolamento i tre sanvitesi reduci da viaggi di lavoro in Cina (non hanno mai manifestato alcun sintomo) ma anche quella più seria che riguarda un cittadino di Sesto al Reghena. È dipendente di una ditta di Porto Marghera (Ve) e a Mira, cioè in uno dei comuni già toccati dal virus, ha sviluppato i sintomi tipici - almeno all'inizio - di un raffreddore. Ha chiamato la guardia medica ed ora si trova isolato in casa, con l'obbligo di rimanervi in attesa di ulteriori sviluppi. «Mi hanno detto di rimanere qui, e ora non posso tornare in Friuli», ha raccontato. Di recente però, era rientrato proprio a Sesto al Reghena, per poi tornare in provincia di Venezia. In queste ore sta vivendo barricato in casa e con il timore che la sua situazione possa peggiorare. E ancora una ragazza che rientrerà a breve a Pordenone da Crema (Lombardia). Sta bene, ma ha vissuto giorni da coprifuoco a pochi chilometri dal focolaio lodigiano. Situazioni che generano apprensione, ma che per ora non mutano lo scenario friulano.
LA DECISIONE
Ieri, a margine dell'incontro tra i vertici regionali e i sindaci del è stata anche annunciata la nascita di un terzo centro per il trattamento dei pazienti in isolamento. Dopo la foresteria del castello di Tricesimo (Udine) e il sito di Muggia (Trieste), sarà allestito un terzo hot spot a Pasian di Prato. Altri 35 posti letto saranno ricavati nelle palazzine dell'ex base dell'aeronautica in via Campoformido, lungo la Pontebbana. La struttura è già pronta e si trova a stretto contatto con la piazzola dell'elisoccorso del 118. I posti letto si aggiungeranno ai 28 di Tricesimo e ai 42 del palazzo di proprietà dell'Esercito nella frazione di Lazzaretto, a Muggia. A breve, quindi, la Regione avrà a disposizione poco meno di 100 posti letto da dedicare alla quarantena dei pazienti a rischio.
LA STRETTA
Il presidente della Regione, Massimiliano Fedriga, ha chiesto e ottenuto dal governo che tutti i migranti irregolari che saranno rintracciati sul territorio regionale siano sottoposti a quarantena immediata. «Del resto - ha detto - ciò avviene già per chi arriva via mare. È logico che lo si possa fare anche via terra». Un altro punto guadagnato ieri da Fedriga riguarda l'allestimento di un tavolo tra ministri degli Esteri per l'intensificazione dei controlli all'aeroporto internazionale di Lubiana, in Slovenia: «Chi vi atterra - ha spiegato Fedriga - poi può tranquillamente raggiungere il Friuli Venezia Giulia con l'auto, il treno o gli autobus. Un surplus di controlli è indispensabile». Porte sbarrate, invece, di fronte alla richiesta pressante di sospendere temporaneamente la libera circolazione delle persone tra Austria, Italia e Slovenia. Ieri dal governo Conte è arrivato un nuovo no.
L'ASSISTENZA
Il presidente delega alla Salute Riccardi ha reso noto che dal pomeriggio di oggi, oltre al numero telefonico 112 riservato alle emergenze (da contattare in caso di sintomi riconducibili al coronavirus, quali febbre uguale o superiore ai 37,5 gradi, mal di gola e tosse) sarà possibile contattare anche il numero verde 800.500.300 per chiarimenti e delucidazioni sulle indicazioni comportamentali previste dall'ordinanza ministeriale.
Marco Agrusti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci