Tokarczuk: «Abbiamo perso anche l'ironia»

Domenica 20 Settembre 2020
IL PREMIO NOBEL
PORDENONE Studiare, cercare, ritornare nella storia, implica viaggiare e cercare di dare una lettura diversa delle cose. Perciò la grande lezione della Storia è una deriva contro un modo di vedere le cose in maniera realistica e letterale, «oggi c'è la tendenza a cercare il nuovo, l'invenzione. Si dimentica la dimensione di quanto sta dietro di noi, l'esperienza alle nostre spalle. In questa corsa stiamo perdendo la capacità di comprendere metafore e allegorie, tutto diventa reale e concreto. Un esempio di questo modo di pensare alla lettera, che non riesce più a leggere metafore e ironia, sono i crescenti fondamentalismi, che dividono tutto in bianco o nero. Abbiamo perso l'ambizione dell'uomo rinascimentale di voler comprendere le cose nella loro interezza» ha commentato Olga Tokarczuk, scrittrice polacca di 58 anni, Premio Nobel, alla sua terza uscita post lockdown appositamente per Pordenonelegge, dove ieri le è stato conferito il premio La storia in un romanzo Crédit Agricole Friuladria.
GRAZIE ALLE BANCHE
Un premio conferito da un istituto di credito, «fatto che ritengo importante, è fonte di ottimismo che le banche sempre più si stiano assumendo delle responsabilità nei confronti delle comunità» ha ringraziato la scrittrice. Un riconoscimento che - come ricordato da Chiara Mio presidente della banca - fu assegnato lo scorso anno alla bielorussa Svetlana Aleksievich, oggi una delle voci più forti dell'opposizione a Lukashenko. «In Polonia siamo molto colpiti da quanto sta accadendo in Bielorussia, popolo che sosteniamo in questa rivoluzione. Il mio messaggio è Solidarnosc, solidarietà. Con la grande soddisfazione che oggi questa protesta ha il volto di donne, scrittrici. Siamo con voi Svetlana» ha commentato Olga, a margine della conversazione al Teatro Verdi intervistata da Wlodek Goldkorn.
DALLA POLONIA IN AUTO
Per ricevere questo premio la scrittrice polacca ha compiuto un viaggio in auto dalla Polonia, un viaggio lungo, come spesso compie nei suoi libri. Il movimento, fisico, nel tempo, è ciò che permea la narrativa di questa autrice. È con il romanzo Vagabondi che ha attirato l'attenzione internazionale, libro composto da 116 storie: «Quando lo scrissi ero alla ricerca di una forma per raccontare il viaggio. Le forme tradizionali avevano perso il senso dell'attualità, non mi sembravano utili a tradurre l'esperienza dell'oggi, in cui è sconvolto l'ordine lineare del mondo. Avverto forte la tensione tra sedentarietà e nomadismo, radicata anche nella storia del mio Paese. La storia dell'umanità inizia con il cammino di un popolo, prima che si formassero le città. L'identità nasce con la creazione dell'uomo moderno, prima della modernità le cose erano molto più fluide, forse un po' come il mondo globale che stiamo vivendo» ha spiegato Tokarczuk, la cui attitudine di intellettuale e romanziera è tutt'uno con una vocazione civile. «La generazione uscita dalla rivoluzione del 1989, da Solidarnosc, dalla caduta del muro, credeva che la letteratura si sarebbe liberata dal giogo della politicizzazione. Pensavamo che ci saremmo occupati di questioni profonde, dell'esistenza, o della bellezza del mondo. Presto ci siamo accorti che il mondo globale è denso e intriso di politica da cui impossibile disgiungerci: come si viaggia, cosa si mangia, tutto è politica. I lettori stessi chiedono alla letteratura di trattare i temi caldi del mondo. La letteratura non è mai neutrale, compito dello scrittore è impegnarsi a non essere didattico, semplicistico, in una parola propagandistico».
NELLE LIBRERIE
Da poco in Italia è uscita la riedizione del libro Nella quiete del tempo per Bompiani e nei prossimi mesi è in un uscita l'edizione italiana del poderoso I libri di Jacob (in Polonia è in uscita un volume che contiene saggi scritti negli ultimi dieci anni). La notizia del Nobel «è arrivata mentre ero in auto, quando ho visto il numero svedese ero convinta mi chiamassero per un commento a caldo per l'assegnazione a qualcun altro. Poi è arrivata la pandemia. L'aspetto positivo del premio è che mi ha dato la percezione di totale libertà di poter scrivere ciò che ritengo e nel modo in cui lo voglio».
Valentina Silvestrini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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