Tamponi veloci, a Udine via alle prove «Ma si processa un campione alla volta»

Giovedì 13 Agosto 2020
Tamponi veloci, a Udine via alle prove «Ma si processa un campione alla volta»
L'ESPERTO
UDINE Tamponi rapidi, Udine è pronta. Come spiega Francesco Curcio, direttore del dipartimento di Medicina di laboratorio dell'Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale, «i tamponi rapidi li stiamo provando. Potenzialmente sono un'ottima soluzione, sicuramente un'opportunità soprattutto per il Pronto soccorso. In questo momento le tecnologie a disposizione non consentono di fare grandi numeri: si tratta sempre di analisi molecolari. Ci mettono molto meno tempo, ma si possono processare pochi campioni per volta», spiega Curcio. Che, da uomo di scienza, non ha problemi a sfoderare le cifre. Posto che le macchine sono diverse l'una dall'altra, «prendendo un esempio per tutti, c'è in commercio una strumentazione in venti minuti riesce a fare il test molecolare. Ma ne fa uno alla volta». Con i tamponi normali, chiarisce, «si utilizzano diverse tecnologie. Noi abbiamo fatto un punto di forza per poter usare più tecniche. Ma in genere, lasciando perdere il pre e post, che comprende anche i tempi per l'esecuzione del campionamento, il tempo tecnico dell'analisi si aggira su un'ora e mezza, un'ora e quaranta. C'è una tecnologia che ci mette un'ora e 25 e ne fa otto per volta. Un'altra ci mette un'ora e quaranta e ne fa uno alla volta». A regime, chiarisce, «tenendo sotto sorveglianza tutto il territorio, facciamo 1.700-1.800 tamponi al giorno, ma il sabato e la domenica diminuiscono». Ora la sfida è quella dei cosiddetti tamponi rapidi, di cui si stanno infarcendo le pagine e i titoli dei giornali. «Le macchine per i tamponi rapidi le stiamo provando a Udine. Stiamo testando le strumentazioni, come sempre: ogni tecnologia entri in laboratorio viene validata. Non le abbiamo ancora acquisite. Penso che per fine mese avremo concluso. Sono apparecchiature in grado di eseguire i test in forma rapida e, se i test vanno bene, possiamo immaginare di utilizzarle. Ma non credo sia immaginabile in un aeroporto - riflette -, facendo un test alla volta, a 20 minuti ad esame. Dipende da quante persone arrivano. Se dalla Croazia arriva un autobus e si fa un test alla volta, tanto vale mandare i campioni in laboratorio, che se ne fanno 50 tutti insieme e si hanno gli esiti in due ore e mezza». Insomma, ragionava Curcio prima ancora che l'ordinanza del ministero vedesse la luce, «noi li vediamo soprattutto come un'opportunità per i pronto soccorso, dove arriva una persona e va gestita: bisogna capire se dev'essere tenuta separata». Lo scopo dei tamponi rapidi, infatti, dice, «non è quello di aumentare la produttività, ma di gestire meglio. Io non li penserei tanto ai confini, quanto nei reparti di pronto soccorso, lo ripeto, per capire in tempi brevi come gestire uno che arriva con un politrauma o una donna con un parto precipitoso. Comunque, penso che la cosa migliore sia avere a disposizione tutte le tecnologie possibili per utilizzarle a seconda di quello che serve, senza preconcetti».
Il Pd, intanto, applaude all'idea dei tamponi veloci: «L'adozione di test rapidi per i rientri - dice il consigliere regionale Franco Iacop - può essere utile specialmente in Fvg, dove i flussi di rientro sono importanti soprattutto via terra. Perciò, invece di consegnare a Insiel il milione e 400mila euro versato dai cittadini del Fvg in beneficenza alla nostra Protezione civile per commesse tutte da verificare si usino queste risorse per dotare le nostre strutture sanitarie delle attrezzature per i test rapidi».
Camilla De Mori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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